Stipendi pubblici. Al Moretti delle Ferrovie tedesche il doppio che in Italia

Pubblicato il 24 Marzo 2014 - 06:44 OLTRE 6 MESI FA
Stipendi pubblici. Al Moretti delle Ferrovie tedesche il doppio che in Italia

Maruo Moretti: in Germania prenderebbe il doppio

L’idea di Matteo Renzi di abbassare gli stipendi dei manager di Stato è

“un’operazione molto popolare, fucina di consensi facili”,

ma non piace a Vittorio Feltri, che sulla prima pagina del Giornale ha sentenziato, con molte ragioni:

“Lasciate stare chi lavora e pensate agli enti inutili”

Negli ultimi giorni, ricorda Vittorio Feltri, Matteo Renzi

“ha decretato che nessun boiardo possa ricevere uno stipendio più alto di quello del presidente della Repubblica, che ammonta a circa 220mila euro l’anno. La notizia, però, ha mandato nel più profondo sconforto un sacco di gente che ha la testa nella pubblica mangiatoia, per esempio Mauro Moretti, già sindacalista rosso, attuale amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, il cui stipendio annuo supera gli 800mila euro lordi. Se il diktat renziano fosse confermato, egli vedrebbe ridotto a un quarto il totale dei propri emolumenti. Ovvio che sia furibondo e che minacci di mandare al diavolo il premierino e i suoi treni della malora.

Uno come Moretti, che è riuscito, nonostante i governi del menga cui ha dovuto rendere conto negli anni, a rinnovare le ferrovie, trasformandole da reperti archeologici in modernissimi trasporti veloci e velocissimi, di certo non si rassegna a farsi ridimensionare la paga a livello di quella di un manager di quart’ordine. Piuttosto che ingoiare una simile umiliazione, è disposto a trasferirsi altrove per sfruttare a meglio le proprie capacità professionali.

Occorre aggiungere che non tutti i capi di azienda al servizio della pubblica amministrazione sono all’altezza dell’ingegnere ex comunista. La maggior parte di essi ruba lo stipendio e meriterebbe una busta paga assai più sottile”.

Questa appare da parte di Feltri una concessione anche da parte sua alla demagogia giustizialista sempre più dilagante. Se uno ruba lo stipendio non glielo si deve ridurre, ma tagliare del tutto, licenziandolo. Prosegue Vittorio Feltri:

“Il compenso ai manager non va stabilito a tavolino, bensì in base al rendimento di chi lo percepisce. Il metro di misura da adottare per retribuire un leader non è il grado gerarchico, ma il risultato di bilancio. Chi ha prodotto utili e altri vantaggi per l’azienda guidata è normale che intaschi tanti soldi; chi invece ha combinato solo guai va cacciato. Il problema non è l’ammontare della remunerazione, ma la bravura di chi se la ficca in saccoccia.

Si dà il caso che l’omologo tedesco di Moretti abbia un appannaggio di 1 milione e 800mila euro, oltre il doppio di quello del nostro connazionale, eppure Angela Merkel non si sogna nemmeno di segarglielo. Perché? Elementare: è uno che sa il fatto suo, esattamente come l’organizzatore di Frecciarossa e similari. Nonostante ciò, il baby presidente del Consiglio italiano insiste nell’intenzione di piallare il compenso di tutti i boiardi, adeguandolo a quello del titolare del Quirinale, senza valutare che Giorgio Napolitano è spesato come e quanto un re, mentre il numero uno delle Ferrovie si sbatte tutto il giorno per tenere in piedi egregiamente la baracca, dimostrando più efficienza dei suoi predecessori, che hanno tirato a campare abbandonando i nostri treni all’incuria e alla mediocrità tipiche delle imprese statali.

Il fatto che Renzi miri a tagliare le spese pubbliche è confortante. Ma c’è modo e modo per usare le cesoie. Sforbiciare a capocchia, indiscriminatamente, è ingiusto e controproducente. Se il giovanotto di Palazzo Chigi vuole lodevolmente potare i rami secchi, invece di accanirsi su chi agisce nell’interesse del Paese, si sfoghi sugli enti inutili che pullulano dalle nostre parti. Sono numerosi e costosissimi. Prendiamo le authority. A che cosa servono, se non a ingrassare una moltitudine di funzionari, amministratori, segretarie, impiegati e autisti la cui attività non porta beneficio alcuno alla collettività? E che dire dei Tar? Sono entrati in servizio negli anni Settanta, in coincidenza con l’istituzione delle Regioni, e hanno provocato soltanto disastri. Azzeriamoli. Il personale sia trasferito nei tribunali ordinari, così saranno meno lenti, forse. Le stesse Regioni che fanno oltre a sperperare denaro? Via, eliminiamole. Oppure da 20 che sono riduciamole a quattro o cinque.

“Gli enti che non hanno motivo di esistere sono decine, centinaia: spazziamoli via e che sia finita. Coraggio, Renzi, trascuri le poche cose che funzionano e si dedichi alla soppressione di quelle parassitarie i cui oneri pesano sulle tasche dei cittadini senza un minimo di tornaconto per i medesimi. Non sia ingrato con i vari Moretti che guadagnano tanto (neanche troppo) perché tanto fanno e sia implacabile con coloro i quali, viceversa, vivono a sbafo, grazie all’imbecillità dei governanti e alla pazienza dei contribuenti. Giù le mani dal portafoglio degli onesti, e si saccheggi quello dei fannulloni”.