Aumentano i casi tra i più piccoli - blitzquotidiano.it
Secondo le statistiche sempre più giovani ne fanno uso, un segnale allarmante che deve richiamare tutti all’attenzione.
Quando si parla di salute, soprattutto in età evolutiva, ogni dato assume un peso e un’importanza che va ben oltre le percentuali e le statistiche. Perché dietro ogni cifra c’è una storia, un volto, un disagio che chiede ascolto, comprensione e strumenti adeguati per essere affrontato.
I numeri non si limitano a raccontare una tendenza matematica, ma aprono squarci su realtà complesse e spesso ignorate dalla narrazione quotidiana. Numeri che non gridano, ma sussurrano qualcosa di profondo, lasciando dietro di sé interrogativi che meritano risposte lucide e non affrettate.
Un aumento preoccupante nei giovani
Negli ultimi anni, qualcosa è cambiato nel modo in cui si guarda al malessere psicologico dei più giovani, e non sempre in modo uniforme. Tra paure collettive e nuove consapevolezze, si è aperto uno spazio in cui la cura ha preso forme diverse, anche farmacologiche.

Secondo il Rapporto OsMed 2024 dell’AIFA, l’uso di psicofarmaci tra bambini e adolescenti italiani è più che raddoppiato in quattro anni. Un dato che colpisce, ma che va interpretato con attenzione, evitando letture semplicistiche o allarmismi privi di fondamento reale.
Nel 2020, lo 0,30% dei minori aveva ricevuto almeno una prescrizione, mentre nel 2024 la percentuale è salita allo 0,57% complessivo. Un incremento netto, ma ancora lontano dai livelli di altri Paesi, Francia al 1,61%, Stati Uniti tra il 24% e il 26%.
L’AIFA sottolinea come questo aumento sia legato anche agli effetti della pandemia sulla salute mentale dei più giovani. Disturbi come ansia, depressione, insonnia e difficoltà di adattamento sono emersi con maggiore frequenza negli ultimi anni.
Il ricorso ai farmaci non implica automaticamente un abuso, ma può riflettere una maggiore attenzione clinica ai bisogni psicologici. Una lettura equilibrata del fenomeno deve considerare sia la necessità terapeutica che il contesto sociale e sanitario in cui si sviluppa.
La crescita delle prescrizioni può indicare una risposta più tempestiva ai segnali di disagio, evitando che si trasformino in sofferenze croniche. Ma resta fondamentale garantire che ogni intervento sia calibrato, monitorato e inserito in un percorso di cura multidisciplinare.
Il dibattito resta aperto e coinvolge medici, famiglie, scuole e istituzioni chiamate a costruire una rete di supporto efficace. Una rete che non si limiti al farmaco, ma che includa ascolto, prevenzione, educazione emotiva e accesso a servizi psicologici adeguati.
In questo scenario, il dato numerico diventa solo il punto di partenza per una riflessione più ampia e necessaria. Una riflessione che riguarda il presente dei nostri figli, ma anche il futuro di una società più consapevole e attenta.
