VENEZIA – A Venezia le borseggiatrici si organizzano: alloggiano in un bed&breakfast e ogni mattina si piazzano in gruppetti di sei o sette agli imbarcaderi più affollati di Rialto, Calle Vallerosso e stazione e colpiscono. E quando vengono arrestate tornano subito libere anche grazie alle gravidanze. Una di loro ne ha collezionate ben diciassette. Dovrebbe scontare ben 42 anni di carcere, racconta Maurizio Dianese sul Gazzettino, ma in questo modo è sempre libera.
I vigili urbani di Venezia non sanno più che fare. In media arrestano gli stessi borseggiatori (per lo più borseggiatrici, in realtà) una volta ogni tre mesi, ma grazie a cavilli normativi questi riescono a tornare sempre in libertà. E non paiono proprio intenzionati a smettere, tanto da essersi presi un alloggio in un bed&breakfast a Mestre gestito da cinesi di fronte alla stazione ferroviaria e da lì partono ogni mattina per Venezia.
Nel 2015, ricorda il Gazzettino, i vigili urbani hanno arrestato o denunciato 68 borseggiatrici, età media vent’anni, 58 delle quali Rom, per la metà provenienti da Roma.
Il comandante dei vigili urbani, Marco Agostini, sottolinea che il problema, più ancora dell’organico, è dato dai buchi legislativi. Scrive Il Gazzettino:
Perché è vero che le borseggiatrici vengono arrestate, è vero che vengono processate e condannate, ma se anche portate al confine, subito dopo rientrano in Italia. Insomma Marco Agostini, mentre ricorda che i 300 Vigili urbani di Venezia non possono fare miracoli, chiede che si metta mano alle leggi e alle norme che impediscono di fatto che queste donne siano punite. (…).
Nel frattempo nei soli primi nove mesi di quest’anno le borseggiatrici arrestate in flagranza di reato sono oltre 30.