Ghiacciaio del Calderone sul Gran Sasso sta sparendo: sciolto il 65%, tra poco non ci sarà più

Il ghiacciaio del Calderone, all’interno del massiccio del Gran Sasso, si sta sciogliendo e di questo passo presso non ci sarà più. Il ghiacciaio dal 2000 è suddiviso in due glacionevati, uno superiore e uno inferiore, ricoperti del solo detrito a fine estate. Negli ultimi 25 anni la superficie glaciale, che nel 1994 risultava ancora superiore a 6 ettari, si è ridotta di oltre il 65%, arrivando a misurare ormai poco più di due ettari. È questo, in estrema sintesi, il risultato del monitoraggio effettuato nella terza tappa della Carovana dei ghiacciai di Legambiente sul glacionevato del Calderone in Abruzzo.

Il ghiacciaio del Calderone, l’unico in Abruzzo

Il ghiacciaio del Calderone è l’unico ghiacciaio appenninico, situato in Abruzzo, nell’appennino abruzzese, all’interno del massiccio del Gran Sasso d’Italia. Si trova sul versante settentrionale del Corno Grande, posto in una conca esposta direttamente a nord, chiusa e relativamente ombreggiata da due linee di cresta, ad una quota compresa tra i 2.650 e i 2.850 metri s.l.m. circa, nel territorio del comune di Pietracamela (provincia di Teramo).

Come si è formato

Il ghiacciaio del Calderone si formò durante le grandi glaciazioni del Quaternario, quando occupava tutto il vallone delle Cornacchie nel versante nord-est teramano. Giungendo probabilmente fino al punto dove si trova attualmente il Rifugio S. Nicola (quota 1665 m). Dopo l’ultimo periodo glaciale probabilmente è scomparso, per poi riformarsi in forma minore intorno al XV secolo d.C. a causa dell’irrigidimento improvviso del clima. Durante la Piccola era glaciale, e in particolare fra il 1550 e il 1850, il ghiacciaio del Calderone raggiunse la sua massima espansione in epoca storica, occupando tutto il circo glaciale delimitato dalla grande morena frontale, in parte risalente al suddetto periodo.

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