Inquinamento, studio. Anche a basse concentrazioni minaccia per il cuore

Pubblicato il 21 Gennaio 2014 - 18:54 OLTRE 6 MESI FA

pollGB, LONDRA – L’esposizione a lungo termine ad inquinamento atmosferico anche in basse concentrazioni può aumentare il rischio cuore in modo significativo e le concentrazioni a rischio sono inferiori a quelle imposte attualmente come limite dall’Unione Europea. E’ quanto emerso da uno studio europeo in corso da tempo e condotto tra gli altri da Giulia Cesaroni del dipartimento epidemiologia Regione Lazio e pubblicato sul British Medical Journal.

Nell’Unione Europea il limite annuale corrente per il particolato di diametro 2,5 micrometri (m) o meno (PM2.5) � 25 g/m3, è molto superiore rispetto a quello Usa (12 g/m3). Per questo il team internazionale di ricercatori ha cercato di studiare gli effetti a lungo termine dell’esposizione a questo tipo di inquinamento sul cuore coinvolgendo 11 squadre di partecipanti arruolati nello studio ‘European Study of Cohorts for Air Pollution Effects’ (ESCAPE).

Lo studio ha coinvolto oltre 100.000 persone arruolate tra 1997 e 2007 e seguite mediamente per 11,5 anni. E’ emerso che, pur escludendo tutti i fattori che possono contribuire a un infarto, l’inquinamento ha un ruolo significativo: ogni aumento di 5 g/m3 nella concentrazione di PM2.5 è risultato associato ad un aumento del 13% di rischio di eventi cardiaci, e un aumento di 10g/m3 nella concentrazione di PM10 è risultato associato ad un aumento del 12% del rischio di tali eventi.

Questo legame è stato rilevato a livelli di inquinamento al di sotto dei limiti imposti dall’Unione Europea. Ciò suggerisce, quindi, che bisognerebbe rivedere quei limiti.