“Ci vediamo domani”: utenti Twitter in protesta contro la censura

ROMA – “Ci vediamo domani”. Questa la “parola d’ordine” per gli utenti di Twitter di tutto il mondo che stanno aderendo alla protesta dopo l’annuncio di censura ‘selettiva’ da parte del microblog. Una censura che Twitter è pronto ad operare se i governi dovessero chiederla per motivi legali.

Diversi i commenti in tutte le lingue – 12 al minuto ha scritto l’Huffington Post – che seguono il flusso dell’hashtag #Twitterblackout a cui ieri si è aggiunta la voce di protesta del noto artista dissidente cinese Ai Weiwei. Ma non mancano gli scettici. “Sono l’unico a ritenere esagerate le polemiche per la nuova policy di Twitter?”, scrive @diritto2punto0 mentre @marcoarchetti chiede: “Non sapevo foste tweetsalariati. E che clamoroso disagio create a non scriverli? A chi?”.

“Continuando a crescere a livello internazionale, entriamo in paesi che hanno idee diverse sui limiti della libertà di espressione alcuni sono così tanto lontani dalle nostre idee che non riusciremo ad esistere li”, ha spiegato ieri l’azienda californiana in un post, specificando comunque che i tweet oscurati in un paese potranno essere visti nel resto del mondo. Dopo le polemiche seguite alle dichiarazioni del microblog, alcuni osservatori hanno comunque sottolineato che si tratta di un metodo gia’ applicato da colossi del web come Google e Facebook.

Il blog specializzato in tecnologie e social media Mashable.com ha anche pubblicato un articolo dal titolo ‘Relax: Twitter’s New Censorship Policy Is Actually Good for Activists’, cioè una sorta di invito a riflettere sul fatto che questo nuova politica di Twitter potrebbe rivelarsi un vantaggio per gli attivisti.

“Consentirebbe di monitorare più facilmente i paesi che censurano i loro cittadini” spiega Mashable sottolineando che “ogni piattaforma sociale deve fronteggiare lo stesso tipo di richieste dai governi, almeno Twitter spiega in maniera più trasparente come lo farà”. Altra riflessione del blog è che il blocco può essere facilmente aggirato dalla tecnologia.

In Italia oltre all’hashtag #Twitterblackout è partito anche #censuramiQuesto, che raccoglie un flusso di ‘messaggi-sfida’ a Twitter. Dalle citazioni di frasi di Alessandro Manzoni (“Non tutto ciò che viene dopo è progresso”), a riferimenti all’attualita’ italiana (“Bossi parla forbito”) a richiami a guru della tecnologia (“Twitter attiva la censura perchégli è apparso, in sala riunioni, #SteveJobs che diceva ‘più stronzi, siate più stronzi”).

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