Un italiano su quattro, per un totale di 15 milioni, soffre mal di schiena e un terzo di questi è costretto a sospendere temporaneamente l’attività lavorativa. E’ quanto emerge da un incontro sulle nuove frontiere della chirurgia vertebrale percutanea. Tra i fattori ‘meccanici’ che scatenano dolori alla colonna vertebrale discopatie, stenosi, ernie del disco e fratture, al punto che la patologia è la seconda causa per la quale ci si rivolge al medico e si stimata che l’80% della popolazione ha sofferto o soffrirà di lombalgia.
Tra le terapie oggi a disposizione, accanto alla chirurgia tradizionale, negli ultimi anni si sono sviluppate nuove tecniche chirurgiche percutanee minivasive, eseguite cioè attraverso incisioni minime e uso di sonde. ”Il problema del mal di schiena – ha sottolineato il presidente della Commissione Sanità del Senato, Antonio Tomassini – è diffusissimo ed è aumentato per atteggiamenti di vita sociale”.
Troppo sport o la sua assenza possono, infatti, creare problemi posturali. Inoltre ci sono molte patologie come le oncologiche o le osteoporotiche che hanno forti ripercussioni sulla colonna. ”Si tratta – continua – di un ‘pacchetto’ di malati che segue percorsi di cura tra i più disparati”.
Di qui la sua proposta di coordinare queste iniziative. ”Gran parte degli interventi – ha aggiunto – sono legati alla paleochirurgia, cioè quella tradizionale che è lunga nella degenza, nell’attesa e nella riabilitazione e prevede l’uso di molti farmaci. Per questo, seguiamo con attenzione il cammino della chirurgia minivasiva. E’ una metodica che non può risolvere tutti i casi ma serve a stabilizzare soprattutto quelli che non possono affrontare altri interventi, come gli oncologici o gli osteoporotici e, in altri pazienti, può servire a creare le premesse di un metodo molto più rapido con un minor uso di farmaci”. ”E non è secondaria – conclude – la possibilità’ di apportare risparmi al sistema sanitario”.