Italia: Paese più tassato del mondo. Ma i servizi?

ROMA – I redditi dei cittadini dell’Europa occidentale sono i più tassati al mondo e  l’Italia guida la classifica: basta guardare la tabellina pubblicata dal Wall Street Journal per farsi venire un attacco di bile.  La classifica, non commissionata certo da Berlusconi per giustificare le sue vane e inattuabili promesse, è stata redatta dall’Uhy International, una delle maggiori compagnie di analisi finanziaria e fiscale degli Stati Uniti. Certo, rispetto al gran chiacchierare di questi giorni su una riduzione delle imposte in Italia che sia apprezzabile, l’analisi del quotidiano rappresenta una doccia fredda, anzi gelata.

Alla pressione fiscale elevata dei paesi europei, però, corrisponde un elevato standard di stato sociale che attenua la frustrazione dei contribuenti e spiega, almeno in parte, la causa di quelle imposte. I soldi pagati dai contribuenti vanno a finire nella scuola, nei servizi sociali, nella tanto criticata – almeno in Italia – sanità: basti ricordare le spese gratuite che in Paesi come gli Stati Uniti o la Russia non lo sono affatto, o i sussidi alla disoccupazione, elevati in Francia e Germania più che altrove e la cassa integrazione.

Secondo la graduatoria del Wall Street Journal, i più tartassati in assoluto sono i redditi da medio alti in su in Italia: su 140  mila dollari lordi l’anno, il 45,9 per cento va in tasse, e resta quindi disponibile per il cittadino solo il 54,1%.

Dopo l’Italia i paesi più tassati nei redditi sopra i 140 mila euro sono la Germania (con un prelievo fiscale del 44 per cento) e la Francia (41,2 per cento).

Giustizia sociale europea, pagano i “ricchi” per attenuare il carico sui poveri? Si conferma così l’idea che il vero socialismo reale si sia attuato nell’Europa occidentale? Se è vero che nell’ex paradiso dei lavoratori, quale che sia il livello di reddito, lo stato ne prende solo il 13%, lasciando ai russi, Abramovich incluso, ben l’87%, nell’Europa occidentale anche quelli che guadagnano meno, nello studio del WSJ si esamina un reddito di 14 mila euro all’anno, pagano a loro volta la quota di imposte più alta del mondo: 28% in Germania, 25% in Francia, 24,8% in Italia.

Ben diversa è la situazione negli Stati Uniti, dove su 20mila dollari (ancora 14 mila euro al cambio attuale) lordi annui, il prelievo è solo del 9,4 per cento, mentre per i salari di 200mila dollari la pressione fiscale è del 30,1 per cento.

Provate però a andare in un ospedale americano senza la carta di credito o l’assicurazione privata e piangerete sangue. Se una donna partorisce, in Europa, secondo le sue condizioni di salute, può stare a casa anche nove mesi prima del parto e  ancora mesi e mesi dopo, il tutto a carico degli enti previdenziali preposti e quindi dello Stato e quindi del contribuente. In America, l’assenza per maternità va nel conto delle ferie.

Nella classifica del WSJ compaiono anche la Russia, come già detto, e il Giappone, che si aggiudicano le tasse più leggere: i giapponesi meno abbienti pagano tasse per il 9,2 per cento del loro stipendio.

Per i contribuenti europei ci sono poche speranze che il carico fiscale si attenui, secondo il WSJ. Anzi, le aliquote sono state già alzate da alcuni governi nel far fronte ai debiti record toccati anche  in seguito alla crisi finanziaria.

Secondo John Wolfgang, presidente dell’Uhy, per molti governi, “raggiungere una posizione equilibrata sarà difficile senza alzare le tasse, cosa che costituisce un problema  politico fondamentale in molti Paesi, nel momento in cui cercano un equilibrio tra la responsabilità fiscale e la crescita economica”.

Una minaccia incombe sui paesi occidentali, che molte persone che godono di redditi molto alti, come in Inghilterra quelli che operano nella finanza, si trasferiscano altrove, dove si pagano meno imposte e anche meno tasse.

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