Tra i cyber guerrieri alla conquista di Bangkok, Raimondo Bultrini su Repubblica

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Dicembre 2013 - 10:17 OLTRE 6 MESI FA
Gli scontri sotto il palazzo del governo

Gli scontri sotto il palazzo del governo

BANGKOK – Il governo thailandese è ormai accerchiato. L’onda della rivolta ha assediato gli uffici, i palazzi del governo. Yingluck Shinawatra, il primo ministro in carica, è stata scortata dalle forze dell’ordine in un luogo segreto. “Tra i cyber guerrieri alla conquista di Bangkok”, è il titolo dell’articolo di Raimondo Bultrini su Repubblica. Blitz quotidiano lo propone ai suoi lettori come articolo del giorno:

L’intensità dell’assedio è ormai al culmine: obiettivo i due centri del potere thailandese, accerchiati ormai dall’onda montante dei rivoltosi anti-governativi. Lo scontro finale si concentra nel quadrilatero lungo il fiume principale di Bangkok: gli uffici del governo e quelli della polizia metropolitana sono stretti nella morsa di una folla che si è ridotta di numero ma è cresciuta in determinazione e coraggio.
«Non ci capiterà un’altra occasione come questa di cacciare una dinastia di corrotti, e lo faremo! », grida Manee per superare il frastuono dei fischietti e delle manine di plastica che battono al ritmo della anelata vittoria. Il nemico da battere è la famiglia Shinawatra, l’attuale premierYingluck e suo fratello Thaksin, tycoon di tv e telefonia, ex premier capace di raccogliere consensi bulgari anche dal suo esilio di Dubai. «Devono andarsene tutti all’estero», dice Tom Mongkorn, noto ai suoi seguaci su Facebook come Tom Drago. I suoi commenti hanno contribuito a infiammare centinaia di giovani, che ora sono qui, con mascherine, occhialetti da nuoto e impermeabili, a marciare con lui verso il Parlamento vuoto.
Per difendersi dal moto di ribellione apparentemente inarrestabile, ieri la premier Yingluck si è presentata per la prima volta davanti alle telecamere per dire al Paese che lei non ci sta a dimettersi entro oggi, come gli ha intimato il leader dell’opposizione Suthep Thaugsuban, già segretario generale del Partito democratico e vicepremier del governo installato dopo il colpo di Stato anti-Thaksin del 2006. Yingluck ha descritto l’ultimatum più o meno come un ricatto. «Io sto dalla parte della Costituzione – ha detto – e quello che chiedono i manifestanti è incostituzionale ». Si riferisce alla richiesta di sciogliere le Camere per installare un Consiglio del popolo — per ora non meglio definito — che prepari nuove elezioni dopo aver ripulito il Paesedai Thaksin e dalla loro corte di uomini d’affari. A guidare temporaneamente il Paese sarebbe un Governo di tecnici e saggi incaricati di riscrivere le regole della democrazia.
Non ci sono molte tv nelle strade dove il “popolo” stringe a tenaglia governo e polizia, ma la notizia del rifiuto della premier a cedere si diffonde in un battibaleno attraverso cellulari e tablet,raggiungendo i diversi gruppi che circondano gli obiettivi strategici. Subito la giornata prende una piega più violenta, e da entrambe le parti si usano le armi: all’esterno della barricata sassi,mortaretti, bottiglie incendiarie e bastoni mentre all’interno, dietro pesanti barriere di cemento e cavalli di frisia, gli agenti non risparmiano lacrimogeni, getti d’acqua irritante e per laprima volta proiettili di gomma che provocano numerosi feriti.
Per organizzarsi, raccogliere i feriti e distribuire aiuti ai diversi gruppi, questa ennesima rivoluzione delle ex camicie gialle sfrutta messaggini telefonici, Twitter, pagine Facebook e soprattutto le televisioni vicine del movimento: «Servono più persone all’incrocio tra Sri Ayuthaya e Pistanoluk», «Portate cibo e acqua alla gente di Democracy monument». «Altre mascherine allo stage dei comizi », dicono.
I poliziotti, alcuni giovani appena arruolati, altri ormai veterani di tante battaglie in tenuta anti-sommossa, sanno di essere l’ultimo baluardo e quindi i nemici principali, gli “schiavi” del regime come li chiamano i rivoltosi, al contrario dell’esercito, finora considerato dalla parte dichi protesta. «L’obiettivo è la conquista della polizia metropolitana », ha detto Suthep dal palco del comizio issato a ridosso del complesso governativo.
Anche se forse non tutti amano Thaksin, un solo cedimento degli uomini muniti di caschi, scudi e armi anti-sommossa vorrebbe dire la fine del governo, alla cui sorte è legata anche quella dei vertici di polizia. Lo stesso quartier generale della Metropolitan police che si trova in pieno centro, a Siam, da giorni è circondato da una folla meno violenta di quella che si trova in altre parti della città ma inamovibile.
La paura di una sfida senza via d’uscita preoccupa i thailandesi, ormai sempre più divisi in due fazioni nemiche e inconciliabili, con l’incubo ricorrente di una ridiscesa in campo delle camicie rosse pro-Thaksin che tennero in scacco Bangkok appena tre anni fa: finora sono state tenute buone dai leader di governo, ma i loro capi si dicono pronti a difendere in tutti i modi il governo eletto due anni fa.
Per i ribelli non c’è timore che tenga, nemmeno quello di rovinare il giorno del compleanno al vecchio e riverito re Bhumibol, il monarca più longevo del mondo. «Liberando il Paese da Thaksin gli facciamo il regalo più bello », assicura Tom Drago. Anche a costo — gli chiediamo — di essere guidati da un leader a sua volta sospettato di corruzione come Suthep?. «Per adesso abbiamo bisogno di un leader, non possiamo agire nell’anarchia. Poi penseremo a chi dovrà guidareil Paese».