“Marchionne negli Usa piace meno”. Myrta Merlino per Il Riformista

Pubblicato il 15 Febbraio 2011 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – Se Silvio Berlusconi non è molto “ben visto” negli Stati Uniti, non è che il giudizio su Sergio Marchionne sia granché lusinghiero. Lo ha spiegato Myrta Merlino in un articolo pubblicato su Il Riformista dal titolo “Marchionne negli Usa piace meno”. I media americani, infatti, lo criticano perché, se è in Italia parla di Fiat-Chrysler, se è negli Usa, parla di Chrysler-Fiat: dunque, “ha due lingue, due facce, due modi di ragionare a seconda di dove si trova e di chi è il suo interlocutore”.

Altra accusa che viene rivolta all’ad del Lingotto è quella di aver sfruttato i soldi dei contribuenti statunitensi per “pavoneggiarsi” con i suoi connazionali: per questo, continua la Merlino, “Marchionne viene rappresentato come una sorta di santone-predicatore che ha messo in scena il “Salvation show” cui stanno attorno media conniventi e genuflessi, ma che in realtà si sta facendo bello con i soldi dei “taxpayer” americani”.

“Arrivo a New York e faccio qualche telefonata ad amici che conoscono e guardano all’Italia. Da questo giro esco esausta. Tutti, dico tutti, mi rivolgono la stessa domanda: mi spieghi cos’è il bunga bunga? Quanto spende il vostro premier per le ragazze che animano e agitano le sue serate? Faccio finta di non capire ma realizzo che non si tratta solo di domande pettegole in cerca di gossip pruriginoso d’oltreatlantico. Il fatto è che gli americani guardano alla nostra politica come a un teatrino di caricature di gomma, dove la realtà è dilatata a tal punto da diventare altro da sé. Non cerco indulgenza, profondamente rammaricata che di noi s’avverta un aspetto che in effetti deflagra, ma che speravo non nutrisse tante analisi e discorsi. «Siamo stupiti del vostro stupore; qui non c’è meraviglia per quel che sta succedendo. Noi lo abbiamo sempre visto e saputo» mi dice Krista Ericksson, una quarantenne in carriera che ha abitato a lungo in Italia e che ora scrive del nostro paese per il New York Times”. ()