“Nella trappola di fuoco dei ribelli accerchiati dalle milizie”. Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera

Pubblicato il 7 Marzo 2011 - 10:08 OLTRE 6 MESI FA

Libia: dalla rivolta che doveva deporre Gheddafi in poche ore, poi in pochi giorni, si è trasformata in una guerra di posizione di cui ci giungono notizie incerte. Lorenzo Cremonesi è inviato per il Corriere della Sera a Ras Lanuf, terminal petrolifero teatro di una battaglia decisiva. Vi proponiamo il suo reportage come articolo del giorno:

RAS LANUF— Doveva essere il momento glorioso dell’avanzata verso la roccaforte di Gheddafi, ma si sta trasformando in una trappola pericolosa. Da guerra lampo a stallo fragile, fatto di imboscate e incertezze. Che la situazione stia peggiorando per le milizie della rivoluzione libica è emerso evidente ieri nella seconda metà del pomeriggio al piccolo ospedale di Ras Lanuf, oltre 300 chilometri da Bengasi, ma ancora distante 660 da Tripoli. Alle quattordici il bilancio di morti e feriti della giornata per i rivoltosi era rispettivamente di 2 e 24. Tre ore dopo si parlava di almeno 4 e oltre 40. «Quasi tutti colpiti da bombe di grosso calibro», sostengono i medici. Cuore della battaglia sul fronte orientale è stato il villaggetto di Ben Jawad, una quarantina di chilometri più avanti. E pensare che già sabato mattina i primi furgoncini carichi di guerriglieri inebriati dalla vittoria per la presa del polo petrolifero di Ras Lanuf transitavano da Ben Jawad senza neppure fermarsi a pattugliare le povere abitazioni sui lati della provinciale. «Via via. La strada è aperta per Sirte. Poi sarà la volta di Misurata. Tripoli è già nostra. Avanti. Avanti!» , gridavano felici, inneggiando ai «combattenti-martiri cari ad Allah».

[…] Non è neppure escluso che le truppe scelte di Gheddafi possano tentare di riconquistare la città nelle prossime ore. Se lo facessero, si troverebbero di fronte sparse e disorganizzate pattuglie di uomini male armati, per nulla coordinati, privi di ordini precisi. Nel caos di questa sfida, che da rivoluzione contro la dittatura si sta trasformando in guerra civile tribale, diventa difficile separare i fatti dalla propaganda. A Tripoli l’altra sera sono risuonati spari anche di grosso calibro per lungo tempo. «Festeggiano per le vittorie» , dicono i portavoce di Gheddafi. Ma non è detto non si sia trattato di un tentativo di sommossa sedato nel sangue. Comunque il regime afferma di avere schiacciato le rivolte nelle zone occidentali e soprattutto nella città di Zawiya, una quarantina di chilometri dalla capitale. Qui da due giorni le fonti locali segnalano decine di morti, con i tank e le artiglierie del Colonnello che sparerebbero alzo zero verso i manifestanti. Ieri però il governo rivoluzionario sosteneva che ci sono ancora sacche di resistenza nel centro della città. Una situazione simile sarebbe a Misurata.

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