LE VIOLENZE CHE ATTANAGLIANO LA GRECIA

Pubblicato il 9 Dicembre 2008 - 07:59 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera pubblica un commento di Antonio Ferrari sulla situazione in Grecia intitolato ”Il pasticcio ateniese”. Lo riportiamo di seguito:

”E’ davvero dura per Costas Karamanlis, percepito come troppo assente, essere ancora l’uomo politico più popolare del Paese e guidare un governo di centrodestra che non gode più del sostegno popolare. E povera Grecia! Perché i partiti di opposizione non sembrano in grado di proporre una credibile alternativa. Anzi, la forza dell’esecutivo è cementata dalla fragilità di una sinistra che, complessivamente, risentendo di una crisi che non risparmia i fratelli di fede politica europei, non riesce ad esprimersi e a convincere un Paese disorientato. Fremente per l’uccisione (ma c’è chi la chiama «assassinio a sangue freddo») da parte di un agente di polizia del giovane studente Alexis Grigoropoulos, e terrorizzata dalle violenze che l’hanno seguita. Violenze che continuano, anzi si intensificano in vista dei funerali (oggi) e di uno sciopero generale (domani), programmato ben prima del tragico incidente ma caricato adesso di tensioni che paiono incontrollabili. La Grecia brucia, gli studenti in piazza; scuole, licei e università chiuse, e un’ondata di devastazioni che non sembra aver termine. Il ministro dell’Interno Prokopis Pavlopoulos, che con dignità ha subito rassegnato le dimissioni (respinte dal premier), si era offerto di espiare una responsabilità collegiale. Ma il sacrificio di un politico non sarebbe comunque bastato a placare una rabbia e una frustrazione che covavano da tempo e che forse attendevano un episodio-detonatore.

Sì, perché mano a mano che le notizie si precisano nei loro contorni, affiora un Paese che ha dimenticato gli entusiasmi olimpici del 2004; che si sente vittima di un malessere rassegnato di fronte alla raffica di scandali che hanno coinvolto, comunque lambito il governo conservatore; e che si sente impotente davanti all’aggressione di una crisi economica globale, alla crescita esponenziale della disoccupazione, e alla frettolosa decisione di una riforma universitaria che troppi contestano. Sembra un quadro kafkiano. Perché Karamanlis, che da una parte proclama «tolleranza zero» per i poliziotti che sbagliano, dall’altra proclama «tolleranza zero» per chi si abbandona al vandalismo, che proprio i poliziotti dovrebbero impedire. Una via d’uscita razionale non esiste, persino nel caso che il governo fosse costretto a dimettersi. Perché la maggior forza di opposizione, il Pasok, pur accreditato di una sensibile crescita del consenso popolare, risulta sempre diviso al suo interno tra i progressisti del leader, George Papandreu, e i tradizionalisti. Le altre due formazioni di sinistra, il crescente Syriza e il massimalista (quasi stalinista) Kke, pur calamitando il voto di protesta, sembrano prigionieri di troppe contraddizioni. Anche in caso di elezioni anticipate, un ribaltamento dei rapporti di forza sarebbe improbabile. È chiaro che quanto sta accadendo allontana ogni possibile previsione. Perché la protesta per l’uccisione del giovane studente, rampollo di una famiglia borghese, calamita anche i giovani sostenitori del partito di governo Nuova democrazia; e perché i socialisti del Pasok, che non vogliono perdere il sostegno dei moderati, accusano la polizia di sistemi «barbari» ma invitano alla calma. Calma che non c’è più, perché le violenze attanagliano il Paese, e c’è il rischio che la furia delle minoranze estremiste porti la Grecia al collasso”.