Da Cavour a Gasparri, analisi degli interessi italiani contro la Russia valida ancora 170 anni dopo

Da Cavour a Gasparri, analisi degli interessi italiani contro la Russia valida ancora 170 anni dopo, dalla guerra di Crimea alla invasione della Ucraina

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 15 Gennaio 2023 - 08:57 OLTRE 6 MESI FA
Da Cavour a Gasparri, analisi degli interessi italiani contro la Russia valida ancora 170 anni dopo

Da Cavour a Gasparri, analisi degli interessi italiani contro la Russia valida ancora 170 anni dopo

Da Cavour a Maurizio Gasparri. Il vice presidente del Senato, ha collegato, parlando in aula, l’aiuto che l’Italia dà all’Ucraina oggi alla partecipazione del piccolo Piemonte guidato da Cavour alla guerra di Crimea.

Erano gli anni ‘50 del 1800. Da allora, nota Salvatore Sfrecola in questo articolo pubblicato sul suo blog Un Sogno Italiano, poco è cambiato. Sarebbe esiziale per l’Italia una presenza dominante della Russia nel Mar Nero e nel Mediterraneo.
Né Gasparri né Sfrecola rilevano, forse per carità di patria, che l’Italia ha già sperimentato l’effetto della ingerenza sovietica attraverso Pci negli anni della guerra fredda.
Anche Massimo Gramellini ha commentato sul Corriere della Sera l’intervento di Gasparri, precisando anche che la guerra di Crimea fu combattuta non nel 1861-1863 ma fra il 4 ottobre 1853 e il 1° febbraio 1856.
Gasparri, nota Gramellini, “ha saputo spiegare la ragione che spinse Cavour a partecipare a una guerra in cui non aveva niente da guadagnare, se non il fondamentale ingresso nel salotto buono d’Europa”.
Per concludere che Gasparri “qualche libro lo ha letto davvero”.
Ma c’è di più, sottolinea Sfrecola.
Cavour, nel discorso con il quale il 6 febbraio 1855 spiegò al Parlamento subalpino le ragioni della partecipazione del Regno di Sardegna alla guerra contro la Russia, dice una cosa molto importante. Dice Cavour: “Noi non abbiamo avuto molte difficoltà a convincerci che la Sardegna era altamente interessata allo scopo della presente guerra. Difatti, o signori, se la presente guerra avesse esito felice per la Russia, se avesse per conseguenza di condurre le aquile vittoriose dello czar in Costantinopoli, evidentemente la Russia acquisterebbe un predominio assoluto sul Mediterraneo, ed una preponderanza irresistibile nei consigli d’Europa”.
“Ebbene, signori, sia l’una che l’altra conseguenza non possono a meno che riputarsi altamente fatali agli interessi del Piemonte e dell’Italia. Infatti, quando la Russia fosse padrona di Costantinopoli, lo sarebbe altresì del Mediterraneo, poiché diventerebbe dominatrice assoluta del più gran mare realmente mediterraneo che esista sul globo, cioè del mar Nero…. Ma assai più degli interessi materiali, gli interessi morali sarebbero compromessi dal trionfo della Russia; quando essa venisse ad acquistare irresistibile influenza nei Consigli europei, è mia opinione che il nostro paese, e le nostre istituzioni, la nostra nazionalità correrebbero gravissimo pericolo”.
Molto più che l’“ingresso nel salotto buono d’Europa”, conclude Sfrecola, nel discorso del Presidente del Consiglio c’è una visione strategica degli interessi “del Piemonte e dell’Italia”, unite, quasi profetico, tanto da delineare uno scenario attuale dopo quasi 170 anni, con la Russia, non più zarista, ma guidata da uno spirito di potenza. Tale che invia le sue navi da guerra nel Mediterraneo, dimostrando di ricercare una presenza per l’Italia preoccupante (si pensi all’influenza che Mosca ha oggi in Libia) in un contesto geopolitico molto lontano dai confini nazionali.