Eva Braun era ebrea, scherzi del Dna. Ex leader antisemita ungherese torna ebreo

Pubblicato il 7 Aprile 2014 - 13:18 OLTRE 6 MESI FA
Eva Braun era ebrea, scherzi del Dna. Ex leader antisemita ungherese torna ebreo

Eva Braun era ebrea, scherzi del Dna. Ex leader antisemita ungherese torna ebreo

ROMA – Eva Braun era ebrea, scherzi del Dna. Ex leader antisemita ungherese torna ebreo. Un capello rimasto impigliato nella spazzola attribuita a Eva Braun, la donna che seguì Hitler fino al suicidio all’interno del bunker assediato, ha rivelato che la moglie del Fuhrer era di origine ebraica. Nel dna del capello è stata accertata la presenza del cromosoma N1b1: proverebbe la discendenza ebraica ashkenazita, di provenienza dell’Europa Centrale oppure Orientale. Il cromosoma è trasmissibile in linea matriarcale, in questo perfettamente aderente alla tradizione religiosa che circoscrive l’ebraicità solo attraverso la discendenza materna.

La scoperta, se da un lato mostra un elevato profilo di compatibilità storica (l’80% degli ebrei ashkenziti possiede quel cromosoma) e suggerisce il paradosso del più feroce degli antisemiti che sposa una donna altrimenti destinata alla camera a gas, dall’altro pone un problema di correttezza scientifica sull’uso del Dna per fini di determinazione razziale esclusi dai genetisti più avvertiti i quali ricordano che per la nostra specie, in termini evoluzionistici troppo giovane, il concetto di razza non esiste ( e non aiuta la circostanza che il capello, conservato dal figlio di un ufficiale americano sia alla fine stato venduto alla inglese Channel Four che trasmette il programma “Dead famous D.n.a.”, i dna dei morti famosi, ndr.).

Nel frattempo in Ungheria, fa discutere la conversione all’ebraismo di uno dei leader di Jobbik, il partito estrema destra dichiaratamente (nel terzo millennio) antisemita. David Szegedi è diventato ebreo osservante (s’è fatto circoncidere, non mangia maiale, partecipa a tutti i riti con devozione, ha sostituito il vecchio nome Csanad) un paio di anni fa. E’ tormentato dal senso di colpa per la sua condotta antisemita. Ma il dna non c’entra. C’entra invece lo zelo di un suo camerata che ha scoperto le origini ebraiche della famiglia Szegedi spulciando direttamente negli archivi della Gestapo.

Una nonna di David finì ad Auschwitz. Magdolna Klein, sopravvissuta miracolosamente al lager, pensò bene di non fidarsi troppo degli ungheresi usciti dalla seconda guerra mondiale: non disse nulla, conservò la memoria di Auschwitz senza farvi cenno alcuno anche in famiglia, nascondendo i numeri indelebili impressi sui suoi polsi con le maniche lunghe d’inverno e i cerotti d’estate. Fece bene se pensiamo che un suo nipote si fece persuadere della bontà della predicazione sul complotto giudaico, arringando le folle con parole d’ordine di chiara matrice nazista.

David è cambiato, lo Jobbik ha perso un valente militante. Chi nel partito pensava fosse un’ottima credenziale per rifarsi una verginità non è stato preso in considerazione. Qualcuno, sentendosi tradito proponeva piuttosto di “sparargli in testa”. Eva Braun, David Szegedi: ha ragione il grande genetista Luigi Sforza Cavalli, “Le razze non esistono, il razzismo sì”.