Phyllis Little, una vita di sofferenza: dai maltrattamenti in orfanotrofio al marito violento Phyllis Little, una vita di sofferenza: dai maltrattamenti in orfanotrofio al marito violento

Phyllis Little, una vita di sofferenza: dai maltrattamenti in orfanotrofio al marito violento

A sei anni, la piccola irlandese Phyllis Little, per evitare l’ennesimo pestaggio da parte del personale dell’orfanotrofio, si rifugiava sotto le coperte leggere del letto nel dormitorio. Voleva solo l’amore della mamma che l’aveva abbandonata. 

Ma sarebbero passati 70 anni, e una vita di dolore e sofferenza, prima che scoprisse le sue radici.

Phyllis Little, nata da ragazza madre e trasferita in un istituto religioso

Il Sun racconta la storia di Phyllis, nata a Dublino da una ragazza madre. All’epoca le giovani venivano trasferite negli istituti religiosi per nascondere il loro “peccato” alla comunità. Centinaia di bambini sono morti per malnutrizione.

In tenera età, Phyllis è stata in seguito trasferita in un orfanotrofio e tutto il giorno costretta a svolgere lavori massacranti.

Un prete picchiava le ragazzine con bastoni e una verga di ferro che riscaldava sul fuoco prima di infliggere i colpi. Spesso erano così affamate che mangiavano patate crude.

Phyllis, una vita di violenza anche dopo l’orfanotrofio

In seguito, la solitudine e la mancanza di autostima avevano spinto Phyllis a sposarsi con un uomo violento, che la controllava e a diversi fallimenti. 

E anche i figli hanno subito in orfanotrofio, le stesse terrificanti esperienze della madre. Poco prima che morisse, la figlia Sally Herbert aveva promesso di rintracciare la madre che aveva abbandonato la piccola Phyllis.

Nei dieci anni di ricerche ha scoperto il tragico passato della mamma – che non aveva mai rivelato la crudeltà subite da bambina – e alla fine è riuscita a riunire Phyllis con due suoi fratelli, poco prima che morisse, nel 2015.

Sulla storia Sally ha scritto il libro “The Missing Pieces of Mum” e, in un’intervista al Sun Online, afferma che i semi della vita infelice di Phyllis sono stati piantati nell’orfanotrofio.

“Mia madre era una bambina vulnerabile. La severa disciplina e la sottovalutazione che ha subito all’orfanotrofio l’hanno resa molto umile. Ci ha insegnato a metterci al secondo posto e gli altri al primo.

“Per anni, ha sopportato un marito violento. Ha cercato di lasciare mio padre diverse volte, ma non aveva famiglia o amici a cui rivolgersi per chiedere aiuto, e nessun posto dove andare”.

La storia di Phyllis nella Bethany Home

Da piccola, Phyllis era stata lasciata alla Bethany Home, una casa religiosa protestante, dove i neonati venivano trascurati e affamati e, come dice Sally, “i bambini venivano lasciati morire nei pannolini sporchi”.

Tra il 1922 e il 1949 persero la vita più di 220 bambini e furono sepolti in tombe anonime nel cimitero di Mount Jerome di Dublino, dove ora si trova un memoriale.

La madre di Phyllis era tornata a prenderla quando aveva 18 mesi ma dopo sei settimane, la giovane donna è stata riportata a casa.

Molti bambini venivano dati in affidamento o mandati a vivere nelle famiglie di contadini, che spesso li sfruttavano come manodopera a basso costo a partire da soli cinque anni. Phyllis invece era stata mandata alla North Dublin Female Orphan House.

Le ragazzine erano costrette a pulire pavimenti e scale, bagni, lavare i piatti, fare il bucato e al contempo frequentare la scuola, le funzioni religiose. I pasti consistevano con del porridge a colazione, un magro pranzo e a cena una fetta di formaggio.  Erano sempre affamate e spesso venivano punite con un bastone dal personale femminile.

“Tutti gli orfani, senza eccezione alcuna, venivano sminuiti, dicevano loro che erano inutili, non avrebbero mai combinato nulla”, racconta Sally. “La loro opinione era che a 16 anni le ragazze se ne sarebbero andate, avrebbero lavorato come domestiche. Nella loro vita non c’era posto per altro”.

L’unica persona che aiutò Phyllis fu una gentile signora conosciuta come zia Bea, che le pagò la scuola privata per diventare infermiera. 

Phyllis e il marito Eric Herbert

Dopo essersi trasferita in Inghilterra per lavorare all’ospedale di Epsom, Phyllis aveva incontrato il marito Eric Herbert, padre di Sally, ora 59enne, e del fratello minore Will.

Ma il matrimonio si rivelò un inferno: Phyllis subiva abusi fisici e psicologici da Eric che aveva scatti di rabbia incontrollabile e preferiva il porno ai rapporti fisici con la moglie. La donna, a causa della depressione, aveva trascorso dei periodi negli ospedali psichiatrici. A cinque anni, Sally fu abusata sessualmente dal padre e Phyllis, senza nessuno a cui rivolgersi, mise entrambi i figli in un orfanotrofio.

Tornarono a casa dopo poche settimane ma, un anno dopo, Phyllis fuggì in Irlanda con entrambi i bambini, allora sei e tre, e con sé non aveva nulla, tranne una borsa della spesa piena di giocattoli.

“Eravamo affamati e senza un soldo e non riuscivo a capire perché non ci avesse svegliati in tempo per fare colazione. Ma per la mamma era l’inizio di un esaurimento nervoso”.

Phillis e i due bambini finirono in un orfanotrofio dove un tempo la donna aveva lavorato ma due settimane dopo, a Sally era stato detto che la madre era stata ricoverata in ospedale. “Ero assolutamente in preda al panico, pensavo che non avrei mai più rivisto mia madre o mio padre”, ricorda Sally. “Quella terribile paura di essere separata da mia madre non mi ha mai abbandonato”. 

Nonostante fosse infelice, Phyllis alla fine tornò con i bambini nella casa coniugale e rimase con Eric fino a quando gli fu diagnosticato un cancro, nel 1986, e morì poco tempo dopo.

Sally Herbert e le ricerche sulle origini della madre

Sally era stata sempre curiosa sulle origini della madre e nel 2006, la fine del matrimonio nonché la salute cagionevole di Phyllis l’avevano hanno spinta ad agire, era decisa a scoprire la verità.

Si recò in Irlanda e con l’aiuto di un’assistente sociale ottenne i registri della Bethany Home. Emerse che la madre di Phyllis, Peggy Little, quando nel 1937 partorì aveva 20 anni.

Molte delle istituzioni coinvolte erano tutt’altro che collaborative, ma grazie alla determinazione e all’aiuto dei siti per la corrispondenza del DNA, Sally alla fine fece centro.

Scoprì che la nonna Peggy aveva anche un altro figlio, Jim, che era stato messo nella Bethany Home, 18 mesi dopo Phyllis. Aveva in seguito sposato James Clancy e avuto altri due figli.

Peggy era morta a 28 anni, ma Sally riuscì a rintracciare Jim, allevato in Irlanda, e Desmond, il figlio più piccolo di Peggy, che da bambino era emigrato in Canada con il padre.

I tre furono felici di incontrarsi e si riunirono nella casa di cura dove era ricoverata Phyllis, poco prima della sua morte per cancro nel 2015. “È stata un’esperienza meravigliosa”, ha ricordato Sally.

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