La rabbia in piazza ad Atene: applausi ai black bloc

Pubblicato il 12 Febbraio 2012 - 20:51 OLTRE 6 MESI FA

(LaPresse)

ATENE – Finché non la senti gridare da una nonna, da un professore di matematica o da uno studente di legge dall’apparenza tranquilla, la rabbia dei greci ‘comuni’ non la percepisci fino in fondo: ma quando la gente, che a decine di migliaia ha riempito il 12 febbraio piazza Syntagma, finisce per applaudire gli anarchici in passamontagna nero che puntano verso lo schieramento della polizia, l’entità di questa rabbia contro chi ha messo in ginocchio il Paese esplode in tutta la sua profondità.

Gli scontri di piazza e i lacrimogeni che infiammano occhi, gola e naso non intimidiscono questa folla variegata che vuol far sentire la propria voce ai politici riuniti per votare l’ennesima stangata contro stipendi e pensioni. “Siamo stufi di pagare per quello che hanno fatto i governanti e i banchieri”, è il leit motiv che si ascolta in mezzo a queste persone che si sono dirette al Parlamento già dalle prime ore del pomeriggio. Di ogni età, di ogni censo, di ogni orientamento politico, probabilmente.

Sulle spalle, molti portano la bandiera bianca e blu della Grecia. Tanti gli anziani, ma anche i giovanissimi. E le famiglie. E mentre davanti al parlamento greco infuria la guerriglia tra polizia e incappucciati, nella via Voukourestiou, adiacente alla piazza, c’è chi si sistema la mascherina su naso e bocca, chi tossisce. Ma tutti giurano di voler tornare davanti al Parlamento. C’è una strana, incrollabile calma, tra queste persone che probabilmente non vanno in piazza così spesso

“Andar via? Non ci penso nemmeno”, dice Giorgos, 43 anni, insegnante di matematica, “dobbiamo restare qui finchè le misure non saranno bocciate. Mi tagliano lo stipendio, cancellano il mio futuro, devo restare”. I suoi amici annuiscono. “Maledetti porci, servi”, urla una signora contro i poliziotti, coprendosi il viso per non respirare i lacrimogeni. Due manifestanti portano uno striscione: “Basta paura ed apatia, tutti in piazza”. Anche nelle stradine laterali accanto a Syntagma, c’è astio verso i poliziotti. Un anziano sputa contro gli agenti, e poi urla insulti.

Gli agenti, bardati in tenuta antisommossa, non reagiscono. “Ci chiedono sempre di più, fino a ridurci alla povertà, a non essere in grado di dar da mangiare ai nostri figli. Ma noi che abbiamo fatto di male? Io e mio marito abbiamo sempre pagato le tasse, non come i medici e gli avvocati”, urla Maria, che ha un piccolo negozio di scarpe ad Athinas, poco distante da Syntagma.

“Sciopero generale fino alla vittoria”, recita il cartello di un manifestante. Un dimostrante si avvicina agli agenti e si sgola: “Avete dei figli? Potete mantenerli? Quanto vi pagano? Fateci passare”. La manifestazione, dopo due ore di scontri, si riprende in serata lo spazio davanti al Parlamento, mentre altrove volano molotov e gas lacrimogeni. Ma l’assemblea stanotte approva le nuove misure di austerità chieste dalla troika. Una stagione amara e durissima si apre per questa gente ‘comune’. La rabbia, in questo Paese in ginocchio, è destinata a crescere.