Alluvione Genova: telefonini spenti durante il diluvio. Mistero sull’allerta

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Aprile 2015 - 11:44 OLTRE 6 MESI FA
Alluvione Genova: telefonini spenti durante il diluvio. Mistero sull'allerta

Alluvione Genova: telefonini spenti durante il diluvio. Mistero sull’allerta

GENOVA – Il telefono del direttore della Protezione Civile Regionale sarebbe rimasto spento il 9 ottobre, mentre su Genova si scaricava una valanga di acqua e fango. Il funzionario reperibile Stefano Vergante avrebbe provato a contattare il suo superiore, Gabriella Minervini, senza esito. È uno degli elementi su cui si basa l’inchiesta della Procura che ha indagato l’assessore Raffaella Paita e il direttore, di omicidio e disastro colposi. Anche se Gabriella Minervini si difende e ricorda che quel giorno non si era in stato di “allerta”, che quindi non c’era alcuna ragione per avere il telefono acceso.

Come spiega Repubblica,

nelle carte dell’inchiesta sull’alluvione del 2014 c’è un particolare che per la Procura della Repubblica non è un dettaglio. La sera del 9 ottobre il telefonino del direttore della Protezione Civile Regionale era spento. Nonostante il giorno prima l’Arpal avesse emanato un avviso che annunciava temporali intensi e persistenti sul Genovesato. Alle 22,20, quando sulla Val Bisagno si riversa una valanga d’acqua, l’ingegnere Stefano Vergante, funzionario reperibile della Protezione Civile, avrebbe provato ad avvisare il suo superiore. E però Gabriella Minervini ai magistrati avrebbe ammesso che il suo cellulare era rimasto spento un paio d’ore perchè non c’era nessuna allerta, quindi alcun motivo per tenerlo acceso.

E’ uno degli elementi su cui i pm Gabriella Dotto e Patrizia Ciccarese hanno indagato l’assessore Raffaella Paita e Minervini, chiamate a rispondere di omicidio e disastro colposi: “per inosservanze di plurime disposizioni in materia di Protezione Civile”. Non hanno emanato lo stato di “Allerta-Due”, hanno tenuto chiusa la sede della Protezione Civile, ritardando quindi i soccorsi, “cagionando la morte dell’ex infermiere Antonio Campanella”.