Ama, dipendenti ruba gasolio. Solo poche mele marce, appena duemila

Inchiesta sui furti sistematici di carburanti per i mezzi aziendali: sospettati, prelievi alla mano, 2064 ( su settemila) dipendenti di Ama. La Cgil: procedure non chiare e mancata formazione. Non era chiaro il non rubare?

di Lucio Fero
Pubblicato il 8 Maggio 2023 - 08:48 OLTRE 6 MESI FA
ama

Foto Ansa

L’inchiesta sui furti di gasolio e carburanti ha raggiunto quota 2.064. Non è una nuova combinazione tra anno di nascita e scivolo per pre pensionamenti e neanche l’importo di un premio di produzione per i dipendenti dell’azienda, pubblica, che deve (dovrebbe) raccogliere e smaltire i rifiuti urbani di Roma. Duemila e sessantaquattro è il numero dei dipendenti che l’inchiesta indica come interpreti di massa di un così fan tutti. E cosa facevano tutti? Con il tesserino aziendale dagli aziendali serbatoi prendevano gasolio e altri carburanti. Non tutto, anzi proprio no per i mezzi dell’Ama. Lo prendevano per i propri mezzi privati e/o per rivenderselo. Così, a integrazione della retribuzione. Arrotondavano, anzi si arrangiavano. Alla grande e per anni. Di solito in questi casi si dice: mele marce, ce n’è dovunque. E si aggiunge: solo poche mele marce nel gran cesto della società. Infatti…appena 2064 dipendenti su settemila sono gli indiziati di furto quotidiano e protetto senza neanche rischi e destrezza.

La Cgil: mancavano istruzioni

La lettura della cronaca del Corriere della Sera sulla vicenda e sull’inchiesta offre anche altre suggestive informazioni. La prima: l’azienda Ama sarà “inflessibile”, fino al licenziamento dei dipendenti ruba gasolio. Il Corriere della Sera ci titola: “Licenziamento!”. Licenziati in 2.064? Boom! Nessuno sarà licenziato. L’altra informazione (informazione non solo e non tanto sulla società Ama ma sulla società italiana tutta) riguarda il sindacato e in particolare la Cgil. Rispetto al fatto che dipendenti Ama prendessero dai serbatoi aziendali per dare ai serbatoi provati o per arrotondare lo stipendio, rispetto al furto di carburanti sistematico e massiccio, la Cgil aziendale sostiene che le “procedure” non erano chiare e che è sempre mancata una “adeguata formazione”.

Non era specificata la procedura, non era detto chiaro e tondo che rubare non si doveva e non c’è stato adeguato corso di formazione dove i dipendenti acquisissero la nozione che il gasolio dell’azienda non si porta a casa. Protocollo ambiguo e formazione carente non indicavano con chiarezza e precisione che i carburanti per i mezzi aziendali erano per i mezzi aziendali. Questa, pari pari, la Cgil. Questa, pari pari, la commedia italiana, insieme sfrontata e penosa. Per capirci e capire le dimensioni e l’ambito: le poche mele marce, più o meno una su tre, non solo e non tanto nel cestone dell’Ama ma si trovano e si vedono in quello ancor più grande della società civile italiana.