Amanda Knox nominò Lumumba “per porre fine alle pressioni”

Amanda Knox nominò Lumumba "per porre fine alle pressioni"
Amanda Knox nominò Lumumba “per porre fine alle pressioni”

PERUGIA – Amanda Knox fece alla polizia il nome di Patrick Lumumba (assolto) quale possibile responsabile perché “dando quel nome ‘in pasto’ a coloro che la stavano interrogando così duramente sperava di porre fine a quella pressione”. Lo scrive il tribunale di Firenze nelle motivazioni dell’assoluzione della giovane americana dall’accusa di avere calunniato alcuni agenti della squadra mobile di Perugia e un’interprete. Il giudice ritiene che le parole della studentessa di Seattle accusata dell’omicidio di Meredith Kercher rappresentino “la narrazione confusa di un sogno, sia pure macabro” e “non la descrizione di una vicenda davvero accaduta”.

La Knox e Raffaele Sollecito sono stati definitivamente prosciolti dalla Corte di Cassazione dall’accusa di avere partecipato all’omicidio della studentessa britannica, al quale si sono sempre proclamati estranei. Riguardo alla calunnia, l’americana doveva rispondere di avere sostenuto davanti alla Corte d’assise di Perugia di essere stata indotta da un’interprete e da alcuni agenti ad accusare Lumumba. Il giudice di Firenze ha però parlato in tale ambito di indagini caratterizzate da “numerose irritualità procedurali” e dalla durata ossessiva degli interrogatori.

A suo avviso il contesto nel quale sono state rese le dichiarazioni della Knox “era chiaramente caratterizzato da una condizioni psicologica divenuta” per lei “davvero un peso insopportabile”. E’ quindi “comprensibile” – si legge nelle motivazioni – che “cedendo alla pressione e alla stanchezza abbia sperato di mettere fine a quella situazione, dando a coloro che la stavano interrogando quello che in fondo volevano sentire dire: un nome, un assassino”.

Per il giudice il racconto contenuto nel verbale di spontanee dichiarazioni della Knox e quello del memoriale scritto subito dopo appare “la narrazione confusa di un sogno, sia pure macabro, che non la descrizione di una vicenda davvero accaduta”. Per il tribunale questo “conferma lo stato in cui si trovava Amanda Knox” in quel momento ed esclude la sua finalità “potesse essere di tacere il nome dell’effettivo autore del delitto”. Il procedimento avviato dalla procura di Perugia era stato poi trasmesso per competenza a Firenze.

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