AREZZO – Banca Etruria, tre direttori di filiale indagati per truffa aggravata. Primi avvisi di conclusione di indagini per il filone dell‘inchiesta su Banca Etruria nato da esposti di risparmiatori che sottoscrissero obbligazioni subordinate dell’istituto il cui valore è stato poi azzerato in conseguenza del decreto del 22 novembre scorso.
La Procura di Arezzo ha chiuso gli accertamenti nei confronti di tre direttori di filiale della banca, della zona di Arezzo e del Casentino all’epoca dei fatti contestati, notificando loro il relativo avviso ex articolo 415 bis. Il reato ipotizzato: truffa aggravata in concorso con ignoti.
Alla Procura di Arezzo sono 500 gli esposti arrivati dai risparmiatori. Ad indagare per questo filone (gli altri riguardano omessa vigilanza, false fatturazioni, conflitto di interesse e bancarotta) un pool di magistrati.
Esaminando la documentazione presentata dagli stessi querelanti, gli inquirenti avrebbero riscontrato irregolarità nella compilazione dei questionari sul profilo di rischio degli investitori, i cosiddetti ‘Mifid‘, e la mancata comunicazione da parte dei direttori circa la diversificazione del rischio al momento dell’investimento.
In particolare, sui casi ritenuti irregolari, gli investitori sarebbero stati tutti persone anziane, di cui sarebbe stato alterato il titolo di studio: non corrisponderebbe a quello reale. Inoltre i risparmiatori sarebbero stati indotti a investire tutti o quasi i loro risparmi in obbligazioni subordinate emesse nel 2013.
Stando a fonti vicini alla Procura questi tre avvisi di conclusione indagine potrebbero essere solo i primi di una serie. Da chiarire inoltre se i direttori agirono di propria volontà o ci furono spinte dai massimi vertici per far investire nelle obbligazioni subordinate.
“Non basta prendere i ‘pesci piccoli’, occorre indagare più in alto e verificare le responsabilità di dirigenti e manager della banca”, il commento del Codacons. “Le denunce presentate dal Codacons iniziano a dare i primi frutti, ma occorre fare di più” aggiunge il presidente Carlo Rienzi. Sul fatto che i “dipendenti allo sportello, in grandissima prevalenza, abbiano operato in buona fede, mentre non altrettanto si può dire di chi guidava le banche” si era invece espresso un mese fa Roberto Nicastro, presidente delle 4 Good Bank (Nuova Cariferrara, Nuova Banca Etruria, Nuova Banca Marche e Nuova Carichieti).