BARCELLONA POZZO DI GOTTO (SICILIA) – Rubavano i vestiti dei morti e poi li rivendevano al miglior offerente: a farlo erano alcuni monaci di un monastero siciliano in provincia di Messina. La vicenda non è attuale, ma si riferisce a un fatto di cronaca del 1874, che Jeremy Clay, autore di “The Burglar Caught by a Skeleton and Other Singular Stories from the Victorian Press” (Il ladro intrappolato da uno scheletro e altre storie uniche della stampa vittoriana), ha raccontato alla BBC.
Invece di fare penitenza, i monaci di Barcellona Pozzo di Gotto passavano il loro tempo a profanare le tombe dei defunti per poi rivendere quello che rubavano. Notte dopo notte scendevano nei sotterranei, riesumavano i cadaveri e dopo averli spogliati di tutto ciò che avevano, portavano via il bottino. Perfino le bare furono trasformate in tavoli e poi rivendute a terzi.
Un giorno un vedovo camminava per la strada. Ad un certo punto rimase paralizzato: la donna che aveva davanti a sé indossava un abito identico a quello che aveva la sua defunta moglie il giorno del funerale. Chiese alla giovane contadina spiegazioni e lei gli svelò la triste provenienza del vestito.
Un gruppo di poliziotti, guidati dal magistrato locale, si recò nel monastero per avere spiegazioni dai monaci. Ma furono i fatti a parlare: all’interno dell’edificio c’erano bare rotte, abiti strappati, cappelli di donna, tutti appartenenti ai defunti che avrebbero invece dovuto sorvegliare.
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