Bimbo morto per una “tisana”: indagati i genitori e tre medici

Pubblicato il 22 Ottobre 2011 - 20:50 OLTRE 6 MESI FA

LECCE, 22 OTT – Presunte cure omeopatiche inadeguate per fronteggiare una fastidiosa influenza, ma anche ipotetiche negligenze dei medici dell'ospedale di Tricase: ruota anche attorno a questi elementi l'inchiesta della procura di Lecce sulla morte del piccolo Luca Monsellato, il bimbo di quattro anni deceduto due giorni fa per cause in corso di accertamento dopo che una tisana al finocchio gli e' andata di traverso.

Il piccolo, secondo i medici del nosocomio salentino, all'alba di giovedi' e' giunto morto in ospedale: aveva ecchimosi alle gambe, era smagrito e debole a causa di un'influenza con complicazioni gastrointestinali che durava da giorni e che il papa', un medico omeopatico, aveva curato con la medicina alternativa. Tutto falso secondo i genitori del piccolo, Marcello Monsellato e Giovanna Pantaleo. I due sono stati interrogati stamani dal pm di Lecce, Alberto Santacatterina.

Al magistrato hanno raccontato che loro figlio e' giunto vivo al pronto soccorso dell'ospedale 'Panico' di Tricase e che i medici, per circa un'ora, gli hanno praticato, senza successo, manovre rianimatorie. Sui segni riscontrati dai medici sulle gambe di Luca hanno sostenuto che non si tratta di lividi ma di una dermatite.

Dopo le affermazioni dei due coniugi, il pm ha iscritto i nomi di tre medici del 'Panico' nel registro degli indagati. L'ipotesi di reato e' di cooperazione in omicidio colposo, la stessa che era stata contestata ieri sera ai genitori della vittima. I medici indagati sono il chirurgo d'urgenza Giacomo Russo, di 39 anni, di Tricase; la pediatra Adele Civino, di 45, di Lecce, e Ilaria Maciullo, di 34, di Tricase.

L'autopsia, compiuta stasera dal medico legale Alberto Tortorella, e gli esami istologici dovranno accertare se la morte sia sopraggiunta prima o dopo l'arrivo in ospedale del bambino; e se vi e' un nesso con le cure omeopatiche con le quali era stata affrontata la forma influenzale.

Sulla vicenda della morte del piccolo Luca, e' intervenuto il comitato nazionale di bioetica secondo cui ''le pratiche mediche non fondate scientificamente non possono sostituire quelle della medicina scientifica''. Il Comitato sottolinea come ''la liberta' di cura debba necessariamente esercitarsi nella prospettiva fondamentale della tutela della salute del malato e quindi prevedere in primis, da parte del medico, la proposta al paziente dell'applicazione di rimedi di comprovata efficacia''.

Di diverso avviso Fausto Panni, presidente di Omeoimprese, l'associazione dell'industria omeopatica italiana. ''Dagli ultimi dati resi disponibili dall'Iss – dice – e' emerso che su cinque anni di osservazioni le reazioni avverse attribuibili ai prodotti omeopatici sono state 21, a fronte di milioni di farmaci omeopatici venduti, e senza alcun decesso''. ''Una cosa la possiamo affermare – conclude Panni – che, mentre ogni giorno muoiono persone per terapie allopatiche inadeguate o per reazioni avverse e non se parla, basta un caso, oltretutto dubbio, per titolare che si muore a causa dell'omeopatia''.