GENOVA – Le maestre della sua scuola l’hanno bocciato, ma i genitori hanno fatto ricorso e a promuoverlo alla classe successiva è stato il Tar della Liguria. Questa la storia di un bimbo che arriva da una scuola nell’entroterra di Genova. Il bambino, che soffre di un disturbo di apprendimento, aveva mostrato segni di miglioramento che secondo il giudice del Tar non andavano ignorati e le motivazioni addotte per la bocciatura erano tali da non essere considerate valide.
La storia di questo alunno inizia quando dopo la bocciatura i genitori decidono di impugnare i verbali del consiglio di classe, che contengono il provvedimento di non ammissione dalla prima alla seconda classe, contestando al Ministero dell’ Istruzione e all’Ufficio scolastico ligure
“difetti di motivazione, genericità, violazione del principio di uguaglianza, imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione”.
Il Tar ha esaminato il caso e ha contestato diversi punti ai docenti e ai responsabili dell’istituto comprensivo dell’entroterra di Genova:
“L’istituto scolastico ha predisposto il ‘pdp’ (piano didattico personalizzato) oltre la scadenza del termine. La famiglia del minore non è stata oggetto di specifiche comunicazioni relative all’andamento scolastico del minore in relazione al ‘dsa’ (disturbo specifico di apprendimento) di cui era affetto, limitandosi la scuola alle ordinarie interlocuzioni avvenute in sede di colloqui di cui peraltro non risulta specifica documentazione”.
Una relazione di un esperto comunicata lo scorso maggio all’istituto, inoltre, sottolinea ancora il Tar,
“attesta un peggioramento della condizione psicologica del minore che non risulta essere stata presa analiticamente in considerazione dalla scuola, come fatto palese dalla non menzione della stessa nel verbale del consiglio di classe – e ha ribadito – . Inoltre è stat presa in esame lanatura non grave delle insufficienze riportate dal ricorrente e un sensibile miglioramento del rendimento nel secondo quadrimestre”.
Il Tar della Liguria ha quindi condannato il Ministero dell’Istruzione alle spese di giudizio quantificate in 2000 euro e di fatto promosso l’alunno, che potrà così andare in seconda.