Bossetti al politico in visita al carcere: “Non voglio perdere miei figli”

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Luglio 2016 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA
Bossetti al politico in visita al carcere: "Non voglio perdere miei figli"

Bossetti al politico in visita al carcere: “Non voglio perdere miei figli”

BERGAMO – Il condannato Massimo Giuseppe Bossetti non si rassegna. A quasi una settimana dalla sentenza di primo grado che lo ha riconosciuto colpevole dell’omicidio della 13enne Yara Gambirasio, Bossetti continua a professarsi innocente. A spronarlo ad andare avanti non è tanto quella parola spaventosa, ergastolo, che lo priverà per sempre della libertà, quanto la pena accessoria, la perdita della patria podestà. E’ terrorizzato all’idea di perdere i suoi figli, nonostante i suoi avvocati gli abbiano spiegato che quella pena scatterà solo in caso di conferma definitiva della condanna, in terzo grado. Le sue preoccupazioni le ha affidate a un politico lombardo che ha fatto visita ai detenuti del carcere di Bergamo, dove il muratore di Mapello è rinchiuso sin dal suo arresto.

Secondo quanto riporta il quotidiano Il Giorno, Bossetti si sarebbe confidato col politico. Gli ha raccontato delle sue giornate in cella: “Mi piace leggere la cronaca sul giornale”. Quella di cui è stato protagonista indiscusso per oltre un anno. “Poca televisione. Ricevo tante lettere di amici, anche di persone che non conosco e mi scrivono. Rispondo”. E poi gli ripete: “Ancora non credo alla condanna. Non ho commesso nulla”. La sua unica ossessione ora è “quella di essere capito per la replica del Dna. Anche se comprendo l’accanimento nei miei confronti con tutto il clamore mediatico e i soldi spesi nelle indagini”.

Parole rivolte, fuori tempo massimo, anche in Tribunale prima che la Corte si ritirasse per dieci ore in Camera di Consiglio per deliberare. In quell’attesa straziante Bossetti ha consegnato anche una lettera ai suoi avvocati da consegnare ai genitori di Yara e scritta nel periodo di isolamento dello scorso agosto. E poi è tormentato dalla “mazzata” che è appunto la perdita della patria potestà. La perdita della famiglia, “che mi è vicina” ha ripetuto. Ma non si arrende: “Combatterò fino alla fine per amore della mia famiglia”.