Genova, bulla di Sestri: insulti e minacce su Facebook. Ora vive chiusa in casa

di redazione Blitz
Pubblicato il 13 Marzo 2015 - 12:07 OLTRE 6 MESI FA
Bulla di Sestri, insulti e minacce su Facebook: "Ora vive chiusa in casa"

Bulla di Sestri, insulti e minacce su Facebook: “Ora vive chiusa in casa”

GENOVA – La bulla di Sestri Ponente (Genova) non va più a scuola e vive barricata in casa con i suoi familiari perché terrorizzata. Contro di lei è in corso infatti un vero e proprio linciaggio mediatico: insulti e minacce irripetibili apparsi sulla pagina Facebook che ha pubblicato il video integrale dell’aggressione alla ragazzina di 12 anni, presa a calci e pugni dalla bulla ai giardini Villa Rosa a Sestri. Nel video il volto della picchiatrice non è stato oscurato e ora la rabbia nei suoi confronti si è estesa in tutta Italia, fino alla Campania e alla Sicilia, varcando addirittura i confini nazionali.

La pagina, in un primo tempo sospesa, è stata riattivata calamitando nuovamente numerosi contatti e ulteriori minacce. Migliaia le adesioni, se ne contano quasi ventimila, al punto che l’avvocato della ragazzina, Andrea Martini, si è visto costretto a rivolgersi alla Polizia Postale:

“Sono stati gentili e efficienti – ha raccontato – mi hanno detto di aver inoltrato una segnalazione a Facebook, ma la pagina non è stata cancellata perché il social network ha evidentemente ritenuto che il contenuto non è in contrasto con la politica aziendale”.

Su incarico dei familiari della ragazzina l’avvocato ora contatterà direttamente Facebook

“a tutela della minore di cui sono stati postati foto e filmati in chiaro e chiederò di individuare la persona che ha aperto quella pagina per valutare se vi siano i presupposti per una denuncia penale e, in ogni caso, per chiederne l’immediata cancellazione”.

Mercoledì mattina, intanto, la polizia postale ha iniziato le operazioni tecniche peritali per estrarre il contenuto dei tre cellulari sequestrati appartenenti alla ragazza indagata e a altre due persone coinvolte nella vicenda.

“Questo – ha spiegato Martini – per accertare le comunicazioni prima e dopo l’episodio e, di conseguenza, individuare eventuali soggetti che possono essere coinvolti”.

La bulla, indagata per lesioni aggravate dalla premeditazione e dai futili motivi, durante l’interrogatorio di lunedì davanti al pm del Tribunale dei minori, aveva ammesso le proprie responsabilità e aveva detto di essere pentita, ribadendo la volontà di incontrare la sua piccola vittima per chiederle scusa.