ROMA – C’è una notizia che quasi ogni giorno e in particolare d’estate viene ignorata da giornali, siti, televisioni, di destra e di sinistra. E’ piuttosto una non-notizia perché manca dell’elemento fondante della notizia: la novità. E’, insomma, qualcosa che esiste da sempre e alla quale tutti ci siamo abituati. E’ il sovraffollamento delle carceri. Una tragedia silenziosa che riguarda 70mila detenuti stipati nelle carceri nostrane che possono ospitare al massimo 45mila persone. In celle vecchie e fatiscenti, con servizi igienici lontani da uno standard decoroso, con un’assistenza medica ben sotto del livello medio nazionale.
Eppure, nessuno ne parla. Perché? Perché come tutte le notizie quando perdono appeal o banalmente elementi di novità, non interessano più. Succede con tutte le notizie, è la legge cinica non solo di chi fa questo mestiere ma di chi legge e si informa. Il terremoto in Giappone: notizia da milioni di clic sui siti, dopo qualche giorno però, quando ci si è abituati all’allarme nucleare, si è spenta l’attenzione di Fukushima. Nessuno ne parla più, eppure quella centrale continua a inquinare con le sue radiazioni.
Un oblio che non riguarda solo i media ma contagia anche il Parlamento. Di solito la questione viene affrontata da due diverse prospettive. Quella “liberal” secondo cui le carceri si svuotano con amnistie, indulti, depenalizzazioni, misure alternative al carcere. E quella più securitaria, che punta a nuove carceri e ad ammodernare quelle esistenti. La prima è vicina alla posizione dei Radicali: Marco Pannella è in sciopero della fame da aprile proprio per denunciare la situazione delle carceri. La seconda invece è più filo governativa: il ministro della Giustizia Alfano aveva promesso nuove carceri, ma al momento non si vede ancora l’alba di un nuovo piano.
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