Concordia, il testimone: “Pensai che Schettino volesse uccidersi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Novembre 2013 - 06:03 OLTRE 6 MESI FA
Concordia, il testimone: "Pensai che Schettino volesse uccidersi"

Concordia, il testimone: “Pensai che Schettino volesse uccidersi”

GROSSETO – Francesco Schettino solo sullo scoglio. Era al telefono e guardava la nave piegarsi di lato. Aveva gli abiti cambiati (e asciutti, come da varie udienze i pm si fanno ripetere con apposita domanda da tutti i testi di accusa). Così, ”pensai che potesse suicidarsi”, ha detto uno di loro, stamani al processo, il comandante in seconda Dimitrios Christidis, in gergo ‘k2’ della nave. Pensiero di umanità.

Che il comandante però ridimensiona in una pausa dell’udienza parlando coi cronisti: ‘‘Che facevo sullo scoglio da solo? Ero al telefono con De Falco”, ricordando così l’interlocutore della telefonata dalla capitaneria di Livorno chiosata dall’esortazione ‘Torni a bordo c…!’.

E l’immagine grave dell’uomo solo al comando che nel buio invernale dell’isola osserva la perdita della sua nave, sfuma e riporta il processo alla crudezza di una trappola mortale per 32 persone, le vittime del naufragio ”C’erano a bordo ancora 200 passeggeri da sbarcare”, ha contestualizzato quella fase Christidis nella sua testimonianza che, peraltro, le difese di Schettino e di Costa Crociere spa – rispettivamente imputato e responsabile civile nel processo – hanno minimizzato come densa di imprecisioni tecniche.

In realtà il K2, testimone  al processo nell’udienza del 19 novembre, è sembrato riferire meglio di altri il dramma della Concordia. Lui stesso quando è salito in plancia a rendersi conto dell’accaduto – tra l’altro era fuori turno, solo l’indomani avrebbe preso servizio – trovò uno strano clima rispetto ai danni irreparabili: ”La situazione era grave, non si sentivano ordini. Erano tutti calmi, c’era relax, erano zitti”. Quindi: ”Invece mi sarei aspettato l’ordine di emergenza generale o di abbandono nave. Mi aspettavo ordini più incisivi” mentre ”ho sentito che chiamavano il ‘tango india’ (soccorso a infortunati, ndr) e il ‘segnale di falla’, il Delta-x-ray, due fischi, mentre scendevo giù in macchina a controllare gli allagamenti”.

Valutazioni di comandante di nave. Comunque quando ormai il naufragio era chiaro e doveva essere abbandonata la nave ”cercai di mettere pressione al comandante (Schettino, ndr) a dare l’ordine di abbandono nave”. Poi ”c’è stato un insieme di suggerimenti per convincerlo. Lui ascoltava, era incalzato da me e da Bosio che gli diceva ‘Giù stanno preparando le lance’. Ma continuava a chiedere se la nave si era appoggiata. Allora l’altro K2 Bosio dette lui l’ordine di abbandono nave”.

Nel dramma dell’evacuazione Christidis ha ricordato l’ammainamento a mare della sua zattera di salvataggio, che rimase incastrata sotto la Concordia che si piegava. ”C’era l’acqua ai piedi, il Giglio era a 50 metri. Con l’altro comandante in seconda Bosio e 40 passeggeri ci buttammo in mare e nuotammo, tutti. La scogliera era a mo’ di approdo, facemmo salire i passeggeri, aiutammo più degli altri due americani anziani”.

A breve distanza c’era Schettino. ”Era al telefono, aveva cambiato la divisa coi gradi e indossava un giubbotto blu. Mi sono avvicinato a lui e gli ho detto di portare via i passeggeri perché non stessero al freddo. Ma mi rispose: ‘Devo stare qua per organizzare il soccorso”’. E allora gli dissi: ‘Qua non possiamo organizzare niente, siamo su uno scoglio”’.

E allora pensai che si potesse suicidare”, ha detto Christidis”. Poi Schettino, che nel frattempo chiese quanti potevano essere le persone ancora a bordo, salì su un gommone per ispezionare la nave e, forse, cercare una biscaggina per risalirci. Ma il gommone fu richiamato via radio indietro al Giglio e il tentativo si interruppe. In altra testimonianza, quella del secondo ufficiale di macchina Alberto Fiorito, i pm hanno fatto sentire in aula una telefonata del teste coi genitori: ”L’inchino l’abbiamo sempre fatto, le ultime volte sempre più vicino, poi lui ha fatto uno svarione, non si è reso conto”, diceva Fiorito.

E la madre: ”Mariiiiia. Me lo avevi sempre detto del comandante…”. A fine udienza il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio, commentando l’andamento del processo, ha detto ai giornalisti: ”Schettino sembra uno in fuga dalle sua responsabilità”. La difesa ha replicato con l’avvocato Francesco Pepe: ”Il comandante non fugge, ha affrontato il dibattimento e assiste in aula a tutte le udienze”.