Coppia acido, Martina Levato contro Alexander Boettcher: “Toglietegli la patria potestà”

Coppia acido, Martina Levato contro Alexander Boettcher: "Toglietegli la patria potestà"
Coppia acido, Martina Levato contro Alexander Boettcher: “Toglietegli la patria potestà”

MILANO – Martina Levato, l’ex bocconiana in carcere per alcune aggressioni con l’acido, ha chiesto ai giudici di dichiarare decaduta la patria potestà di Alexander Boettcher, ex amante della donna condannato nell’ambito della stessa inchiesta. La richiesta è stata depositata attraverso l’avvocato Laura Cossar, legale della donna che, un anno fa, partorì il figlio avuto dallo stesso Boettcher.

Secondo l’avvocato, i provvedimenti presi finora da pubblici ministeri e dai giudici sul caso del figlio di Martina Levato sarebbero indicativi di un “piano preordinato” per toglierle il figlio. Un piano che è stato attuato “calpestando” i suoi diritti di madre e detenuta: lo scrive Laura Cossar nella memoria conclusiva di 40 pagine depositata giovedì mattina al Tribunale per i minorenni di Milano, che dovrà decidere se dichiarare o meno adottabile il piccolo.

Nelle relazione, tra l’altro, il legale mette in evidenza come i periti nominati dal Tribunale, che hanno accertato la “incapacità genitoriale” della giovane e anche dell’ex amante Alexander Boettcher, hanno, in sostanza, agito come “giustizieri sociali” senza fornire, però, i “pareri giuridici” che erano stati loro richiesti. La difesa di Levato nelle conclusioni chiede, come già emerso, che la donna possa stare con il figlio, collocato da oltre un anno in una casa famiglia, in un Istituto di custodia attenuata per madri detenute (Icam).

Nella memoria, il legale della giovane spiega che per legge un minore ha diritto a rimanere nella sua famiglia e che per questo lo Stato deve fornire sempre un “aiuto” affinché ciò si concretizzi. In questo caso, l’aiuto ad una madre detenuta prevede che la donna possa andare con il figlio all’Icam. In subordine, la difesa di Levato chiede che si proceda ad un “affido eterofamiliare”: ossia il piccolo venga affidato temporaneamente ad un’altra famiglia, possa vedere ogni tanto la madre in carcere e poi tornare a vivere con lei in futuro. Nelle conclusioni il legale non chiede l’affidamento ai nonni materni, ma chiede anche che i giudici dichiarino decaduta la patria potestà di Boettcher. Nella relazione, infatti, viene messo in evidenza come la giovane in questi ultimi mesi abbia seguito un “percorso” assumendosi le sue “responsabilità” per i blitz con l’acido e chiedendo anche all’ex amante di assumersele. Il broker, invece, ha continuato a professarsi innocente e anzi ha chiesto ai giudici del Tribunale per i minori che il piccolo non stia mai più con la madre. In sostanza, infatti, la difesa di Boettcher, con il legale Valeria Barbanti, ha ribadito nella memoria conclusiva che il bambino non va dichiarato adottabile ma va affidato alla nonna paterna.

Nella memoria della difesa di Levato viene messo in luce, poi, come il pm minorile Annamaria Fiorillo (che ha ribadito la richiesta di adottabilità parlando di “irreversibile incapacità genitoriale” della coppia) abbia agito con un “preconcetto”, allontanando “il figlio dalla madre anche prima che nascesse” e basandosi su una perizia disposta dai giudici penali del primo processo alla coppia (quello sul caso di Pietro Barbini), poi superata dal “percorso di rieducazione” della giovane.

Anche il Tribunale, sostiene la difesa, subito dopo la nascita del piccolo ha diviso la madre dal figlio, non permettendo che lei andasse all’Icam “come invece stabilito dal gip il 12 agosto 2015”. Per l’avvocato di Martina Levato, le due psichiatre nominate dal Tribunale per la perizia sulla capacità genitoriale hanno svolto, in sostanza, solo considerazioni “emotive”. La decisione dei giudici dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.

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