Corona si “vergogna di essere italiano”. Lui…?

di Lucio Fero
Pubblicato il 10 Dicembre 2009 - 17:26| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Fabrizio Corona

«Non ho più fiducia nella giustizia italiana…». No, non è chi vi viene subito in mente non fosse altro perché lo ripete ogni giorno, non è quel signore un po’ basso che, talvolta in doppio petto grigio e talvolta in girocollo scuro va da tempo giurando: «Sono l’uomo più perseguitato nella storia dai giudici». «Mi vergogno di essere italiano…».

No, non è chi vi viene subito in mente, non è uno dei tanti che girano, anche in Parlamento, con il fazzoletto-bandiera verde, che dicono l’unità d’Italia sia stata una disgrazia, che maledicono Garibaldi e Cavour, che dalla parola Italia prendono le distanze come si fa da un topo morto. No, l’autore delle due frasi slogan è Fabrizio Corona. Condannato, a suo dire, manco a dirlo, da «una giustizia non uguale per tutti».

Perché lo hanno condannato? Perché di mestiere faceva il fotografo. Fotografo ma non solo. Diciamo fotografo “a domicilio”. Nel senso che portava le foto scattate, solo e soltanto se imbarazzanti, a domicilio del fotografato sperando e contando che il soggetto si “imbarazzasse”. Al punto di scucire soldi al fotografo perché quelle foto non fossero offerte e vendute ai giornali. Marco Melandri, Adriano e probabilmente altri hanno pagato, hanno pagato Corona. E un Tribunale ha stabilito che questo non è fotografare ma ricattare.

Belen, la fidanzata argentina dell'anti-italiano Corona

Offesissimo ma dignitoso («Non me ne frega un cazzo»), Corona ha idealmente restituito il passaporto, lui in quest’Italia non ci si riconosce più. Ma come? Lo invitano in tv spesso e volentieri, una come Belen Rodriguez lo sceglie come suo partner e questo non basta per ottenere un “lodo”, uno “scudo” o almeno il riconoscimento e il rispetto per la liberà d’impresa nel settore del gossip, sia pure a tariffa? Altro che giustizia, questa è persecuzione partigiana.

Infatti non è la prima volta, la giustizia italiana è recidiva: ha messo sotto processo Corona anche per spaccio di banconote false. La prova, se fosse necessario, di una manifesta inimicizia.

A giudicare da quel che fa per vivere, da come parla e si veste, la parola vergogna a proposito di Corona in effetti non è fuori luogo. Trovarsi a condividere una cena, un luogo, perfino un posto in treno con lui effettivamente può essere fonte, se non di vergogna, almeno di imbarazzo. Imbarazzo non del tipo che a Corona rendeva denari, ma imbarazzo semplice, quello per cui uno cambia posto o si immerge nella lettura del giornale che ha già letto.

Però pensavamo che la nazionalità anche con Corona potessimo e dovessimo condividerla. In Italia c’è posto per tutti, anche per i Corona. Che anzi si “allargano” assai. Corona Fabrizio pensa invece che l’Italia non lo merita più, lui si «vergogna”. Lui… Se davvero ne è convinto, se giura che non recita, allora un accordo è possibile per toglierci tutti dal reciproco imbarazzo. Non vuol più essere italiano? Prego, si accomodi. Se qualcuno se lo prende altrove, cosa di cui dubitare, sarebbe cosa sana e giusta condonargli la pena in cambio della restituzione, definitiva, del passaporto e della cittadinanza.