ROMA – Il tenente colonnello Cristiano Congiu, rimasto ucciso il 4 giugno in Afghanistan, non era nuovo alle cronache: nel 1998, ricorda il Corriere della Sera, finì sulle pagine dei giornali per aver arrestato un pluriomicida, Virgilio Cosentino, senza mettere a rischio la vita dei i due figli di Cosentino, di 7 e 3 anni, che l’uomo usava come “scudi umani”.
Il pregiudicato, 27 anni, era evaso dal carcere dopo essere stato condannato a 24 anni per un triplice omicidio compiuto a Gravina nel ’95.
Aveva ottenuto i domiciliari fingendo di essere malato di anoressia. Ma una volta a casa, fuggì anche dai domiciliari, sottrasse i figli alla moglie, Antonia Delfino, e lì portò con sé in fuga per l’Italia.
In quel momento la moglie iniziò a collaborare con la polizia. Ma poco dopo Cosentino la raggiunse in Sicilia e la uccise con 15 colpi di pistola.
Dopo quell’episodio, nel luglio del 1998, Congiu venne chiamato ad eseguire l’arresto di Cosentino, scelto per la sua esperienza e prestanza fisica.
Ma quello dell’arresto del pluriomicida non è l’unico aspetto del passato di Congiu raccontato dal Corriere.
Negli anni Novanta il tenente, allora comandante della compagnia del Rione Traiano a Napoli, pur apprezzato per il proprio impegno contro la camorra nel quartiere, finì allontanato dalla città per una vicenda amorosa.
Il nome di Congiu finì nelle carte di un’inchiesta sui Casalesi, non per legami diretti con la criminalità organizzata, ma perché all’epoca il tenente frequentava una soldatessa americana che, a sua volta, frequentava Francesco Schiavone detto Sandokan, boss della camorra di Casal di Principe.
Congiu venne immediatamente trasferito a Pontecorvo, nel Frusinate. Ma proprio a Frosinone fu protagonista dell’arresto di Cosentino, tornando così alla ribalta delle cronache per meriti professionali.