Cucchi, provveditorato: "Nessuna pressione sul ricovero al Pertini"

Pubblicato il 18 Gennaio 2012 - 17:34 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ''Mai fatto pressioni per far ricoverare Stefano Cucchi alla struttura protetta dell'ospedale Pertini''. Lo ha confermato in aula, davanti alla III Corte d'assise di Roma, il funzionario del Provveditorato alle carceri del Lazio Claudio Marchiandi, sentito al processo che si occupa della vicenda del 31enne, fermato per droga il 15 ottobre 2009 per la cui morte, una settimana dopo in ospedale, sono sotto processo dodici persone, sei medici, tre infermieri e tre agenti della 'penitenziaria'.

La testimonianza di Marchiandi era molto attesa; anche lui e' finito sotto processo. Accusato di aver concorso alla falsa rappresentazione delle reali condizioni di Stefano per consentire il suo ricovero al 'Pertini', e' stato condannato dopo il rito abbreviato a due anni di reclusione.

''Quel sabato il direttore del carcere – ha detto – mi espose la necessita' di trasferire un detenuto dal Fatebenefratelli al Pertini per problemi di piantonamento. Io non entravo mai nel merito dell'opportunita' di un ricovero. Come ufficio trasmettevamo solo la richiesta; erano i medici a valutarla''. Successivamente, pero', ''mi telefono' il commissario Forte per dirmi che il ricovero era difficoltoso perche' all'ospedale volevano espressamente la trasmissione di una richiesta scritta. Era sabato e il mio ufficio era gia' chiuso; stessa cosa quello traduzioni e piantonamenti. Visto che stavo da quelle parti decisi di andare personalmente al 'Pertini'. Il Provveditore non obietto' nulla. Chiesi di chiamare il medico di turno, alla quale dissi perche' ero li' e domandai se andava bene se avessi riempito la richiesta di ricovero sul posto. Mi disse di si', scrissi la richiesta, la consegnai a un agente che la riporto' con l'ok del medico, salutai e andai via''.

Successivamente sono stati sentiti sette testimoni, anche due cugine, una zia e il cognato di Stefano, sullo stato di salute di Stefano prima del suo arresto. Tutti hanno confermato che all'epoca il giovane stava bene fisicamente nonostante colpisse per la sua magrezza, e che quando lo videro l'ultima volta, in un caso anche il giorno prima l'arresto, non aveva alcun 'segno' strano sul viso. La prossima udienza saranno sentiti i consulenti tecnici della parte civile.