‘Ndrangheta. De Stefano: “Non sono un infame, io li combatto da anni”

REGGIO CALABRIA – ”Non sono un infame, anzi e’ una specie che combatto da quando avevo cinque anni”. A dirlo e’ stato Giuseppe De Stefano, che per la prima volta e’ intervenuto nel processo in corso a Reggio Calabria scaturito dall’operazione ‘Meta’ a carico delle cosche di Reggio per fare dichiarazioni spontanee.

De Stefano, in videoconferenza, ha chiesto di parlare dopo che il colonnello dei carabinieri Valerio Giardina, ex comandante del Ros di Reggio, ha inquadrato l’omicidio di Mario Audino, assassinato nel 2003, fedele di ‘Peppe’ De Stefano, come un’azione ordinata da Orazio De Stefano, zio di Giuseppe e fratello dei defunti Giorgio, Paolo e Giovanni, che considerava Audino un alleato ormai scomodo.

L’ufficiale ha anche riferito come il successivo arresto del latitante Orazio De Stefano ad opera della polizia possa essere avvenuto per le conseguenze di una faida ”fredda” all’interno dei destefaniani che vedeva fronteggiarsi, da una parte il gruppo vicino a Giuseppe De Stefano, piu’ convinto della ripresa del dialogo con il gruppo di Pasquale Condello, e Orazio De Stefano, piu’ vicino al gruppo Tegano con il quale aveva stretti vincoli di parentela per avere sposato una delle nipoti di Giovanni Tegano.

”Posso dire – ha detto Giuseppe De Stefano – che non ho mai avuto rapporti di confidenza con nessun tipo di entita’ o istituzione. Ho la massima stima del dottore Lombardo, e’ un grande pubblico ministero. Non capisco perche’ mi dite prima che sono un grande condottiero e poi che sono un infame. Non l’ho mai fatto, ne’ con i miei familiari ne’ con i Tegano”.

Giardina si e’ anche soffermato sul profilo di Giuseppe De Stefano attribuendogli il ruolo di responsabile del gruppo omonimo rimasto legato anche alla figura del padre, Paolo. Un ruolo che Giuseppe De Stefano non intendeva condividere neppure con lo zio paterno Orazio. ”Le indagini – ha detto De Stefano – spiegano per filo e per segno come si e’ arrivati all’arresto di mio zio”.

”Agli atti – ha poi detto l’ufficiale – ci sono varie richieste di intercettazione sui De Stefano che non abbiamo mai potuto effettuare perche’ non autorizzate. Di Orazio De Stefano e dei De Stefano non ci si e’ potuti mai occupare”.

Anche su questa parte di deposizione De Stefano ha chiesto di potere intervenire: ”Come fa il col. Giardina a dire questo? Dal 1994 la mia vita e’ vivisezionata, non c’e’ stato anno in cui non arrivassero ordinanze, video o intercettazioni”.

Giardina ha comunque ribadito ”le difficolta’ del Ros di sviluppare delle indagini sulla citta’, ma catturammo comunque il boss latitante Pasquale Tegano, fratello di Giovanni, grazie ad un fascicolo di indagine affidatoci dal dottor Nicola Gratteri”.

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