Si suicida impiccandosi in cella nel carcere Due Palazzi di Padova. Era recluso da agosto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Gennaio 2024 - 19:17
Si suicida impiccandosi nel carcere Due Palazzi di Padova. Era recluso dallo scorso agosto

Foto Ansa

Un detenuto si è suicidato impiccandosi ieri sera nella propria cella, nel carcere Due Palazzi di Padova. L’uomo, 27 anni, di origini venete, era rinchiuso dal mese di agosto 2023, per scontare una pena che sarebbe terminata a metà del 2028. Si trovava in una cella al primo piano dell’istituto penitenziario.

La notizia del suicidio, diffusa da ‘Ristretti ‘Orizzonti‘ tramite le volontarie dell’associazione Granello di Senape, ha trovato conferma a livello di amministrazione penitenziaria. La storia del detenuto suicida è stata ricordata da Manuela, una volontaria che è stata la sua insegnante, la quale lo ha ricordato con una lettera aperta.

La lettera della sua insegnante

“L’ultima volta che l’ho intravisto, era lui, camminava mestamente davanti a me nel corridoio con un agente, ma quando sono arrivata al cancello erano spariti – scrive Manuela – l’avevo riconosciuto dalla camminata e dalla figura, piuttosto massiccia”. In biblioteca, invece, la donna spiega che era rimasta colpita “dal suo lo sguardo e dal modo di muoversi: erano arrivati in due, l’altro piuttosto sguaiato, lui taciturno, mi aveva fatto tornare in mente un mio alunno delle medie di tanti anni prima. Poi qualche frase e ci siamo riconosciuti. ‘Prof, ma aveva i capelli lunghi e biondi…’ Già, e lui, Stefano, era un ragazzino molto speciale”.

“Ecco, ci siamo ritrovati in mezzo ai libri – prosegue il racconto – Quando scendeva in biblioteca, durante il mio turno, abbiamo parlato, parlavamo dei suoi progetti, la musica, la scrittura. La seconda volta si interessò al concorso di poesia che stava per scadere; con la collaborazione di un altro volontario riuscimmo a spedire per il rotto della cuffia una poesia dedicata a una ragazza. Il ritmo era giusto, diedi solo qualche aggiustatina con il suo consenso”.

“La terza volta – scrive sempre Manuela – mi portò tre fogli scritti a mano, con riflessioni filosofiche (la settimana prima aveva preso un testo di Nietzsche). Volle che le leggessi insieme a lui, lo facemmo. Gli chiesi spiegazioni di varie espressioni, e lui mi diede le sue risposte”. Erano probabilmente un collage di frasi selezionate da testi filosofici, “quelle che lo avevano colpito, credo, in cui si riconosceva”.