Disoccupato si uccide a tre ore dallo sfratto

Pubblicato il 29 Gennaio 2010 - 18:56 OLTRE 6 MESI FA

Ha telefonato a moglie e figlio e poi si è buttato nel vuoto, dalla finestra di quella casa popolare che avrebbe dovuto lasciare dopo tre ore per morosità. Fausto F., 55 anni, ex operaio tagliatore in un’azienda calzaturiera rimasto disoccupato, stava per rimanere senza alloggio e si è suicidato si è ucciso giovedì a Civitanova Marche (Macerata) prima che l’ufficiale giudiziario gli notificasse lo sfratto esecutivo.

Sul caso è intervenuto il segretario provinciale della Cgil di Macerata Aldo Benfatto: «Non si può morire per una casa», ha detto, aggiungendo che se Fausto F. avesse potuto racimolare i 200 euro in più per il nuovo canone di affitto, salito da 178 a 324 euro mensili, forse sarebbe ancora vivo. La storia del disoccupato marchigiano è simile a quella di altri lavoratori del distretto calzaturiero maceratese-fermano. Fino al 2007 la qualifica di tagliatore, molto richiesta, aveva garantito a Fausto F. un reddito sufficiente a mantenere la famiglia.

Poi, con la prima grande crisi del settore, ha perso il posto fisso. Negli ultimi tre anni si è arrangiato con impieghi saltuari.  Sempre più isolato, oppresso dalle difficoltà economiche, depresso, l’operaio ha vissuto come un trauma l’aumento del canone d’affitto e il preavviso di sfratto, per un debito complessivo di 8.600 euro. «Non ce la faccio più, mi dispiace» ha detto ai suoi prima di farla finita, e moglie e figlio non sono riusciti a fermarlo.