Emanuele Scieri, parà morto in caserma facendo un volo di 12 metri. Chiesta la riapertura del caso

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Settembre 2017 - 11:59 OLTRE 6 MESI FA
Emanuele Scieri, parà morto in caserma facendo un volo di 12 metri. La madre: "Fu nonnismo"

Emanuele Scieri, parà morto in caserma facendo un volo di 12 metri. La madre: “Fu nonnismo”

ROMA – Diciotto anni dopo potrebbe riaprirsi il caso di Emanuele Scieri, il giovane parà siracusano morto il 13 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa, vittima presumibilmente di un atto di nonnismo coperto nel tempo da autori e comandanti.

La Commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta da Sofia Amoddio (Pd), dopo un anno e mezzo di attività, con oltre 70 audizioni, 100 ore di lavoro e migliaia di pagine di registrazioni, ha raccolto “nuovi elementi di responsabilità” ed ha consegnato “una pista di indagine” alla procura di Pisa invitandola a riaprire il fascicolo.

“Emanuele – dice Amoddio – è morto dopo un periodo di agonia e se fosse stato soccorso avrebbe potuto essere salvato”. Non sono stati facili i lavori della Commissione che ha dovuto ingoiare tanti “non ricordo” e procedere in mezzo ad una persistente cappa di omertà da parte di molti dei protagonisti della vicenda, tra i quali colui che all’epoca era il comandate della Folgore, il generale Enrico Celentano. E, a distanza di anni, tiene una sorta di ‘congiura del silenzio’, con, osserva Massimo Baroni (M5S), “relazioni che si sono rivitalizzate su facebook e twitter subito dopo la costituzione della Commissione forse per conformarsi nelle risposte da dare a noi”.

L’organismo ha messo in fila fatti ed incongruenze. Ed il contesto in cui è maturata la morte di Emanuele: una caserma dove è stato “acclarato senza alcun dubbio che avvenivano gravi atti di violenza, non goliardate“. Scieri aveva 27 anni, una laurea e faceva pratica legale quando è stato richiamato sotto le armi nel luglio del 1999. Finito il Car a Firenze, il giovane viene trasferito su un pullman verso la Gamerra di Pisa con altri colleghi il 13 agosto. Già durante il viaggio le reclute subiscono gravi atti di nonnismo.

“Vengono fatti viaggiare – spiega Stefania Prestigiacomo (Fi) – in pieno agosto con i finestrini chiusi ed il riscaldamento al massimo nella posizione della sfinge. Lui non era accettato perché più grande rispetto ai diciottenni, laureato, faceva già l’avvocato. Probabilmente non gli andavano giù questi atti di sopruso”.

Arrivati alla Gamerra, Emanuele e gli altri sistemano nelle camerate i loro bagagli e poi vanno al centro di Pisa, in libera uscita. Rientra alle 22.15 e, in compagnia di Stefano Viberti, percorre il vialetto che costeggia il muro di cinta fumando. Viberti va in camerata e racconta che Scieri rimane a telefonare vicino al luogo dove poi è stato ritrovato cadavere tre giorni dopo, ai piedi della scala della torre di asciugatura dei paracadute. Nessuna telefonata è tuttavia partita dal suo cellulare dopo le 22.15. E al contrappello delle 23.45 viene dato per non rientrato, nonostante diversi commilitoni avevano riferito che era tornato.

“Quella sera – spiega Amoddio – Scieri doveva essere cercato, perché poteva aver avuto un malore o altro”. Ma nessuno alla Gamerra – né allora, nè nei giorni successivi – si preoccupa dell’assenza del giovane parà. Tra i fatti anomali, l’ispezione che il generale Celentano fa alla Gamerra alle 5.30 di Ferragosto. A bordo di un mezzo, percorre il perimetro della caserma senza notare nulla “che potesse denunciare la presenza, a pochi metri, del cadavere di Scieri, ormai a terra da alcune decine di ore”.

In audizione il vice di Celentano, colonnello Fantini, che fece l’ispezione con lui, ha espresso il dubbio che il comandante l’avesse fatto partecipare per costituirsi un alibi. Solo alle 13.50 del 16 agosto il corpo viene scoperto da quattro allievi paracadutisti mandati in servizio nell’area della Torre, solitamente presidiata dagli anziani come oasi di rifugio e svago.

Nel procedimento penale il pm scrive che sul dorso del piede del giovane sono state trovate tre ferite non ricollegabili alla caduta: deduce che Emanuele “fu costretto o indotto a salire sulla scala da altri militari che ne provocarono la caduta”.

Ma la ricerca dei colpevoli è finita in un vicolo cieco. “Mi arrendo. Del resto ci sono anche i delitti perfetti. quelli che nessuno scopre”, le parole del procuratore pisano. Non la pensano così i parlamentari della Commissione che sono convinti di avere in mano “materiale importante” che potrà far scoprire chi ha ucciso Emanuele e chi ha depistato le indagini. La palla passa ora alla procura di Pisa.