Emmanuel Chidi Nnamdi, Amedeo Mancini patteggia condanna a 4 anni per omicidio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Gennaio 2017 - 19:39 OLTRE 6 MESI FA
Emmanuel Chidi Nnamdi, Amedeo Mancini patteggia condanna a 4 anni per omicidio

Emmanuel Chidi Nnamdi, Amedeo Mancini patteggia condanna a 4 anni per omicidio

FERMO – Amedeo Mancini ha patteggiato una condanna a 4 anni per l’omicidio preterintenzionale del migrante nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi. L’ultrà di Fermo ha siglato l’accordo tra i suoi legali e la Procura davanti al gip Maria Grazia Leopardi il 18 gennaio. Presente all’udienza anche la moglie di Emmanuel, Chenyere, che ha rinunciato al risarcimento e chiesto solo il rimborso di 5mila euro per portare la salma del marito in Nigeria.

 

Delle tre aggravanti contestate all’ultrà fermano è stata ritenuta insussistente quella dei motivi abietti e futili, e mantenuta quella ‘razziale’, ma – osservano i legali – con una rilevanza concreta “poco più che simbolica”. Infatti, spiegano, “pur potendo comportare un aumento di pena fino a cinque anni, l’incremento concordato era stato di soli tre mesi”.

E’ stata invece riconosciuta a Mancini l’attenuante della provocazione, per la quale “è stata applicata – rendono noto i difensori – la riduzione della pena nella massima estensione possibile, pari a tre anni e cinque mesi”. Con la sentenza è stato portato a otto ore giornaliere il permesso di uscita per lavoro dell’ultrà, che resta agli arresti domiciliari.

L’avvocato Letizia Astorri, che ha assistito la moglie di Emmanuel, ha commentato:

“Ciò che la sentenza non racconta è che Chinyere, compagna di Emmanuel, oggi ha rinunciato a ogni azione risarcitoria nei confronti di Mancini, a fronte del pagamento dell’unica somma di 5.000 euro richiesta per il rimpatrio in Nigeria della salma di Emmanuel, essendo l’unico desiderio espresso dalla parte offesa”.

Una vicenda complicata, tra testimonianze smentite dalle prove del Dna rinvenuto sul palo del cartello stradale. Amedeo Mancini e i testimoni a suo favore infatti hanno dichiarato che era stato il migrante ad aggredirlo per primo, e per questo l’ultrà aveva invocato la legittima difesa, ma sul palo non sono state trovate tracce del suo Dna. L’avvocato Astorri ha commentato che l’unica verità in questo lungo processo mediatico è quella raccontata dalla sentenza di patteggiamento:

“Tutto, quindi, superato da questo: anche i 20 testimoni, che si sono dimostrati assolutamente ininfluenti per la tesi della legittima difesa, ma sicuramente importanti per confermare la futilità dei motivi, purtroppo di stampo razziale, così come aveva già rilevato lo stesso Tribunale del Riesame di Ancona nell’ordinanza del 5 agosto 2016, in sede di misura cautelare, circa le contraddizioni delle due super testimoni, dando credibilità solo alla seconda”.

Il legale ha poi ribadito che è stato sollevato “tanto clamore per nulla”:

“C’è un colpevole che si professava innocente e una parte offesa, che tale è sempre stata, che in Italia è venuta senza niente e che di certo non si è voluta approfittare della situazione, volendo unicamente dar pace alla salma del compagno morto in quel maledetto 5 luglio 2016. Con questa condanna, quindi, si spera solo che chi ha sbagliato impari a rispettare il prossimo, chiunque esso sia, che Fermo ritorni ad avere l’immagine di città ospitale, solidale e accogliente che ha sempre avuto e che ora Emmanuel possa finalmente riposare in pace”.