Ferrara, va a morire davanti al suo negozio. La commerciante: scansate cadavere, devo aprire

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 7 Agosto 2017 - 10:50 OLTRE 6 MESI FA
Ferrara, va a morire davanti al suo negozio. La commerciante: scansate cadavere, devo aprire

Ferrara, va a morire davanti al suo negozio. La commerciante: scansate cadavere, devo aprire

FERRARA – Ferrara, qualche giorno fa. Galeazzo Bartolucci, anziano antiquario o cultore delle cose antiche, custode del tempo come amava chiamare se stesso, mette drammaticamente fine alla vita di due suoi familiari e poi vaga per qualche minuto nelle strade centrali della cittadina. Fino a giungere in un punto dove si spara, il punto dove va a morire, un punto a caso.

Ed a questo punto nasce una storia piccola ma enorme, parallela ma non conseguente alla storia del disperato omicida-suicida. La storia di una persona normale, di quella terribile, terrificante normalità che ormai popola la nostra vita associata, il nostro quotidiano. La storia la narra su La Stampa Salvatore Maria Righi e la protagonista della storia è una donna, la commerciante davanti alla cui vetrina e ingresso Bartolucci è andato a morire.

Per lui che si è sparato quel punto è un punto a caso, per la commerciante è il centro e l’ombelico del mondo. E vuole, esige che questo status di extra territorialità della sua mattonella venga riconosciuto e difeso. Extra territorialità rispetto al mondo, quel punto è il suo punto di mondo, accada letteralmente quel che accada. E infatti all’apposizione del nastro intorno al cadavere la nostra commerciante reagisce accampando il suo diritto ad aprire bottega.

Lamentele a mezza bocca e neanche tanto a mezza visto che il cronista del La Stampa le registra e le riporta. Lamentele contro il caso maligno e malvagio che ha portato quello lì a morire proprio lì. Prima c’era stato anche l’equivoco, sempre che il cronista riporti fedelmente, su un presunto malore dell’uomo a terra e quando alla signora è stato fatto presente trattarsi di un morto, sbrigativa la sentenza: “si vede che era arrivata la sua ora”.

E quindi finalmente la richiesta della nostra protagonista, formulata con decisione e sgorgata dall’anima dopo aver evidentemente soppesato e valutato valori e opportunità in campo. La richiesta di sbrigarsi a scansare il cadavere perché si deve aprire bottega e quel nastro impedisce alla gente di entrare.

Come la si vuole rubricare questa storia? Come la storia di una protesta di “una che lavora” contro le lentezze della burocrazia che la tira in lungo a spostare morti in strada? Sì, è proprio così che milioni di italiani se la racconterebbero se capitasse a loro. Perché quella signora di Ferrara non è certo sola, è parte rilevante e integrante della umanità. Oggi come cinquanta, cento, mille anni fa. Solo che fino a qualche tempo fa qualcuno responsabile e autorevole l’avrebbe zittita, non fosse altro che per decenza. Oggi magari invece qualcuno la intervista. E’ questa la differenza e la morale della storia parallela di Ferrara.