FIRENZE – Ha dato alla luce il suo bambino nell’ospedale Careggi di Firenze e dopo 24 ore è morta per una emorragia legata probabilmente al parto. Annalisa Casali, una donna di 36 anni, è morta la mattina di lunedì 3 ottobre in ospedale. Il bimbo era nato domenica dopo due ore di travaglio e il parto era apparso breve e senza complicazioni. Poi dopo un paio di ore Annalisa ha iniziato a stare male ed è stata operata d’urgenza, poi l’emorragia che le ha provocato un arresto cardiocircolatorio fatale.
Michele Bocci su Repubblica nell’edizione di Firenze scrive che sul corpo di Annalisa è stata disposta l’autopsia per capire come un parto, in apparenza senza complicazioni, abbia potuto generare una emorragia che le è costata la vita. Bocci scrive che dopo il parto la donna ha iniziato a stare male ed è stata operata d’urgenza. I medici le hanno asportato la milza e le sue condizioni sembravano migliorare. Poi di nuovo un peggioramento e il ritorno in sala operatoria per del liquido presente nell’addome, che le ha provocato un primo arresto cardiocircolatorio:
“Il secondo arresto è stato fatale e si è verificato ancora prima che i chirurghi siano riusciti a capire da dove è partita la nuova emorragia. Ora si attendono gli esami per capire cosa è successo, come mai dopo un parto molto rapido e senza alcuna complicazione le condizioni della donna sono peggiorate in quel modo. Sarà fondamentale chiarire se Annalisa Casali soffriva di un problema di salute non visto precedentemente, nemmeno da chi ha seguito la sua gravidanza, oppure se le manovre del parto hanno in qualche modo provocato i danni che hanno portato alla sua morte”.
Il sito di Repubblica spiega che l’anno 2016 è stato difficile per la maternità dell’ospedale Careggi di Firenze, a causa della morte di neonati e i casi di bambini rimasti in stato vegetativo a causa di sofferenze durante il parto:
“I vari episodi hanno spinto l’azienda a riorganizzare tutto il percorso delle nascite. Anche sull’ultimo caso Careggi ha avviato un’indagine interna, coinvolgendo il Centro per il rischio clinico della Regione”.