Fonsai: Paolo Ligresti interrogato in Svizzera il 27 settembre

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Settembre 2013 - 20:16 OLTRE 6 MESI FA
ASSEMBLEA FONDIARIA - SAI

Paolo Ligresti (Foto Lapresse)

TORINO – Si profila una trasferta in Svizzera per i magistrati della procura di Torino che lavorano all’inchiesta Fonsai. Dopo qualche settimana di attesa è arrivato il semaforo verde per la rogatoria che consentirà di interrogare, in Svizzera, Paolo Ligresti, uno dei figli di Salvatore Ligresti, sfuggito lo scorso luglio a un ordine di custodia cautelare.

L’appuntamento è fissato per il 27 settembre a Lugano. Ligresti junior ha evitato cattura ed estradizione perché, oltre a trovarsi sul suolo elvetico, da una ventina di giorni era diventato formalmente un cittadino della Confederazione. Una scadenza più ravvicinata é quella del patteggiamento di una delle sorelle di Paolo, Giulia, ai domiciliari a Milano da qualche giorno.

Martedì si discuterà in tribunale, in un’udienza a porte chiuse, la sua proposta (avallata dai pubblici ministeri) di uscire dal procedimento concordando una pena che si attesta a poco meno di tre anni di reclusione. Restano comunque alcuni nodi residui da sciogliere: i tempi del ritorno in libertà della donna (comunque con l’affidamento a un lavoro socialmente utile) e l’entità del risarcimento (un milione di euro), perché nel frattempo la procura ha fatto mettere sotto sequestro beni e quote societarie per 251 milioni.

L’indagine, aperta per false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato in relazione a un trucco di bilancio che avrebbe permesso ai Ligresti di incassare illecitamente dividendi per oltre 200 milioni, non si ferma. Oggi a palazzo di giustizia è comparso come testimone Piergiorgio Peluso, ex direttore generale di Fonsai. Peluso, figlio del ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri, era già stato ascoltato a marzo. Nelle carte dell’indagine il suo ingresso in Fonsai nel 2011 (il bilancio incriminato è del 2010) viene collegato alla partecipazione di Unicredit. ”La condizione – si legge – fu la modifica della governance con l’entrata di tre nuovi membri nel cda e l’incarico a Peluso”. Questo portò all’ingresso ”di un gruppo di manager che ha dato impulso al processo di riorganizzazione auspicato da Unicredit”. Perché, come spiegò ai magistrati l’ad della banca, Federico Ghizzoni, si voleva una ”gestione più trasparente” e ”meno sensibile alle necessità dell’azionista di riferimento”.