Fulvio Bressan insulta Cecile Kyenge su Fb: vignaiolo bandito da Slow Wine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Settembre 2013 - 09:53 OLTRE 6 MESI FA
Fulvio Bressan insulta Cecile Kyenge su Fb: vignaiolo bandito da Slow Wine

Fulvio Bressan insulta Cecile Kyenge su Fb: vignaiolo bandito da Slow Wine

GORIZIA – Fulvio Bressan, il produttore di vini di Farra d’Isonzo, è stato bandito dalla guida Slow Wine 2014. La decisione da parte di Slow Food è arrivata dopo che il vignaiolo Bressan è stato accusato di aver pubblicato insulti razzisti nei confronti del ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge dalla sua pagina Facebook. La decisione di bandire Bressan ha scatenato reazioni opposte sul web tra chi concorda con Slow Wine e chi invece ritiene che i giudizi sul vino debbano prescindere dalle opinioni personali e politiche.

Piero Tallandini sul Messaggero Veneto riporta la “scomunica” ufficiale di Bressan apparsa in un articolo sul sito ufficiale di Slow Food:

“La guida Slow Wine ha sempre recensito con estremo favore i vini dell’azienda Bressan e il tipo di viticoltura che porta avanti. Ma Slow Wine è la guida dell’associazione che in questi anni ha sviluppato progetti internazionali come Terra Madre e Mille Orti in Africa. Fin da subito ha deciso di tenere in ampia considerazione anche il lato umano dei produttori. Le frasi apparse sul profilo Facebook di Bressan sono talmente gravi, offensive e assurde da non meritare pubblicità”.

I vini di Bressan, assai conosciuti all’estero, dopo le due dichiarazioni sulla Kyenge divengono una cattiva pubblicità per l’Italia e implicano:

“la sacrosanta indignazione che queste parole hanno sollevato a livello nazionale e in diversi Paesi dove i suoi vini sono conosciuti e dove l’eco di quelle frasi è giunta. Non si può accettare che appaia all’interno di una qualsiasi pubblicazione di Slow Food”.

Le reazioni non si sono fatte attendere, tra chi ha condannato le parole di Bressan e chi invece condanna Slow Wine, rea di dover giudicare solo i vini e non le idee politiche dei suoi produttori. Intanto sempre da Facebook il vignaiolo Bressan ha respinto l’accusa di razzismo e precisato:

“«Per prima cosa chiedo scusa delle parole che ho usato ma voglio precisare che erano dettate da un momento di estrema rabbia nel veder sprecare i soldi pubblici da questo ministro, pagato dagli Italiani. Se vedessi Kyenge in balia delle onde di un mare in tempesta, sarei il primo a buttarmi in acqua per salvarla. Nella mia schiera di amici veri ci sono molte persone di colore, moltissimi ebrei sono nipote di emigranti che in Germania trovavano sui bar cartelli che dicevano “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”».

Al Messaggero Veneto, che lo ha contattato, Bressan ha infine spiegato:

“«Io non sono un perbenista e per onestà intellettuale dico che non mi sono pentito dei concetti critici che ho espresso e se ho usato quel linguaggio ineducato e provocatorio l’ho fatto per dimostrare che nel nostro paese ormai si viene ascoltati solo se si usano espressioni becere. Certo, tanti amici mi hanno detto che avrei dovuto usare termini diversi. Ma volevo mettere in risalto il problema del razzismo al contrario, di uno stato e di una politica che accettano con ipocrisia che dei disperati che scappano dalla gabbia della povertà e della guerra finiscano poi rinchiusi in un’altra gabbia, quella dei Cie. È questo il concetto di accoglienza secondo il ministro Kyenge? Io politicamente ho criticato tutti, da Berlusconi e Pd alla lega, da Fini a Di Pietro. A me non interessa la politica ma da cittadino mi sento indignato per la situazione di questo paese»”