NAPOLI – Si è avvalsa della facoltà di non rispondere Laura Titta, la soldatessa 25enne arrestata martedì scorso con l’accusa di favoreggiamento nei confronti di boss latitanti del clan dei casalesi. La giovane, che stava seguendo un corso di addestramento nella caserma sede del 235° Rav di Ascoli Piceno (la stessa dove è in servizio Salvatore Parolisi, il vedovo di Melania Rea), è comparsa venerdì davanti al gip di Santa Maria Capua Vetere Cettina Criscuolo, che avrebbe dovuto interrogarla per rogatoria; l’ordinanza di custodia cautelare era stata infatti emessa dal gip di Napoli Dario Gallo.
Ma la soldatessa ha deciso di non rispondere alle domande, chiedendo invece di rendere spontanee dichiarazioni in merito alle esigenze cautelari. Laura Titta ha affermato, in particolare, che dal 2009 è nell’esercito, dove il suo lavoro è apprezzato; le incombenze militari la impegnano assiduamente: di conseguenza, non ritiene giusta la detenzione (la soldatessa è detenuta nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere). I fatti che le vengono contestati risalgono al 2008, quando il killer Emilio Di Caterino, oggi collaboratore di giustizia, era latitante. Laura lo avrebbe ospitato a casa sua almeno in una circostanza e gli avrebbe procurato indumenti puliti e pasti.
Lo stesso ruolo sarebbe stato svolto dall’amica del cuore della soldatessa, Francesca Maisto, a sua volta arrestata. In cambio, Di Caterino sarebbe intervenuto più volte per organizzare spedizioni punitive su richiesta della soldatessa o di sua madre, Patrizia Aiello, che è a sua volta indagata; entrambe, infatti, hanno alle spalle vicende sentimentali molto burrascose.
Laura, in particolare, fece picchiare un ex fidanzato dopo averlo attirato in un tranello perché lui l’aveva trattata male. Quando gli amici di quest’ultimo, a loro volta vicini ad ambienti criminali di Giugliano (Napoli), intervennero per vendicarsi, chiese un nuovo intervento a Di Caterino per bloccarli. Nei prossimi giorni il legale di Laura Titta presenterà istanza di scarcerazione al Riesame. Non risultano ancora contatti tra la Dda di Napoli e la Procura di Ascoli Piceno, che indaga sull’omicidio di Melania Rea. I magistrati marchigiani intendono verificare se la soldatessa arrestata conoscesse Salvatore Parolisi, che è istruttore nella sua stessa caserma.