L’otto per mille destinato allo Stato finisce a parrocchie e monasteri

Pubblicato il 17 Novembre 2009 - 11:59 OLTRE 6 MESI FA

I 43 milioni 969 mila 406 euro che gli italiani hanno destinato allo Stato in quota 8 per mille dell’Irpef per il 2009 sono in realtà serviti ad altro. ovvero a finanziare parrocchie e monasteri italiani. Pontificia Università Gregoriana in Roma, 459 mila euro. Fondo librario della Compagnia di Gesù, 500 mila euro. Diocesi di Cassano allo Ionio, 1 milione 146 mila euro. Confraternita di Santa Maria della Purità, Gallipoli, 369 mila euro.

L’elenco è lungo 17 pagine e porta in calce la firma del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Basta sfogliarlo per scoprire che confraternite, monasteri, congregazioni e parrocchie assorbono la quota prevalente di quanto i contribuenti avevano devoluto a finalità umanitarie o per scopi di assistenza e sussidi al volontariato.

Ne deriva che i 10 milioni 586 mila euro assegnati al capitolo “Beni culturali” sono finalizzati in realtà a restauri e interventi in favore di 26 immobili ecclesiastici. Opere che avrebbero tutte le carte in regola per usufruire della quota dell’8 per mille destinata alla Chiesa cattolica, col suo apposito fondo “edilizia di culto”. Come se non bastasse, la medesima destinazione (chiese e parrocchie) hanno anche gli altri 19 milioni destinati alle aree terremotate del centro Italia (14 per l’Abruzzo).

“L’atto del governo n. 121”, predisposto ai primi di settembre da Berlusconi reduce dall’incidente diplomatico del 28 agosto con la Segreteria di Stato Vaticano (caso Giornale-Boffo), poi trasmesso alla Camera il 23 settembre, conferma che i soldi vanno allo Stato ma entrano di diritto nella piena discrezionalità del capo del governo, per quanto attiene al loro utilizzo. Anche la maggioranza di centrodestra della commissione Bilancio di Montecitorio ha lamentato le finalità distorte e ha condizionato il parere finale a una serie di modifiche, contestando incongruenze del decreto.

Tra le finalità più sorprendenti del decreto, c’è quella che riguarda la “Fame nel mondo”, alla quale nel decreto vengono attribuite risorse finanziarie alquanto modeste, a fronte di richieste di finanziamento di importo limitato che avrebbero potuto essere integralmente accolte.
Tutto il resto? A chi sono andate le quote parte dell’Irpef che gli italiani hanno devoluto allo Stato? La parte più cospicua quest’anno la fanno gli “interventi per il sisma in Abruzzo”. Sono 32 e assorbono 14 milioni 692 mila euro. Ma a parte la preponderanza anche qui di parrocchie e monasteri tra l’Aquila, Pescara e Teramo, tuttavia c’è qualcosa che non quadra. A rivelarlo è proprio la commissione parlamentare presieduta dal leghista Giancarlo Giorgetti: “Le richieste di finanziamento relative all’Abruzzo risultano presentate in data antecedente al sisma dell’aprile 2009 ed appare quindi opportuna una puntuale verifica e un coordinamento con gli interventi previsti dopo il sisma”.