Luigi Bianchi è morto. Diresse il Tirreno dal 1983 al 1993, arrivò a 100 mila copie

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Febbraio 2019 - 12:24 OLTRE 6 MESI FA
Luigi Bianchi è morto. Fu direttore del Tirreno dal 1983 al 1993

Luigi Bianchi è morto. Fu direttore del Tirreno dal 1983 al 1993

ROMA – Il giornalista Luigi Bianchi, sotto la cui direzione il Tirreno di Livorno sfiorò le 100 mila copie di vendita (oggi sono poco più di 30 mila) è morto nella sua bellissima casa a Roma, dove ha trascorso gli ultimi 20 anni. Nella sua lunga vita, aveva 94 anni, ha fatto il giornalista con scruplo, precisione, decoro, praticando un genere di professione come pochi hanno saputo fare.

Era una persona educata e mite, amabile nel tratto, fermo e irremovvibile sui principi, mai arrogante, mai prepotente. Una persona, ricorda chi lo ha conosciuto, di quelle di cui si può dire che davvero “ce ne sono poche”.

Bianchi, dal 1983 al 1993 era stato il direttore de “Il Tirreno” di Livorno.  Sotto la sua direzione, il giornale di Livorno registrò una vasta espansione della testata con l’apertura di quattro redazioni nella Toscana centrale (Empoli, Prato, Pistoia e Montecatini Terme). Faceva coppia perfetta con il bravissimo ma caratterialmente opposto vice direttore Livio Liuzzi. Assieme fecero del Tirreno uno dei primi quotidiani d’Italia.

Prima del Tirreno, Bianchi aveva diretto per un breve periodo un altro dei quotidiani locali del Gruppo Espresso, “La Nuova Sardegna”. Agli inizi della carriera era stato al “Giorno” e al “Corriere della Sera”, dove si occupò soprattutto di politica e fu per un periodo capo della redazione romana, per poi arrivare come direttore, nei giornali locali del “Gruppo Repubblica-Espresso”.

Negli anni ’90 Bianchi decise di tornare ai suoi studi filosofici, che in realtà non aveva mai abbandonato neppure nella sua lunga carriera di giornalista, rimanendo comunque nel Gruppo dove venne nominato presidente del Consiglio di amministrazione dell’Editoriale “Il Tirreno”.

Bianchi pubblicò nel 2012 “Vermi con ali di farfalla – L’evoluzione come idea filosofica” edito da Vielli, e pochi mesi fa, “La dignità globale. Un mondo dell’uomo per l’uomo” pubblicato dalla casa editrice pisana Ets in cui provava a rispondere, “da evoluzionista convinto – come si legge nella presentazione della stessa casa editrice -, al quesito sulla possibilità di convivenza pacifica della specie umana che si è posto fin dal 1943, quando ha vissuto l’esperienza della guerra”.