Eredità Agnelli, ora litigano gli avvocati di Margherita

Pubblicato il 11 Ottobre 2011 - 12:38 OLTRE 6 MESI FA

Margherita Agnelli (Foto Lapresse)

TORINO – “M – L’importanza di chiamarsi Agnelli” è il libro scritto dall’avvocato Emanuele Gamna che ricostruisce il retroscena dell’affaire eredità Agnelli, quello anche per anni ha contrapposto la famiglia dell’Avvocato contro Margherita. Un retroscena che però non è piaciuto all’avvocato svizzero Charles Poncet che infatti ha chiesto 300mila euro di risarcimento. Entrambi sono stati i legali di Margherita. La vicenda si complica ancor di più se si pensa che entrambi sono finiti nel registro degli indagati di Milano, il primo con Margherita Agnelli per tentata estorsione, il secondo per truffa ai danni dello Stato ed evasione fiscale.

Margherita e Poncet avrebbero fatto pressione su Gamna, minacciando una denuncia per evasione, per fargli firmare un documento in cui riconoscesse di aver lavorato non per la donna, ma per i due avvocati Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens per pilotare i fondi neri dell’eredità Agnelli verso il figlio di Margherita, Jaki Elkann.

Nella versione di Gamna, come si legge nel libro, la vicenda è andata così: “Mi chiama al telefono di casa a Milano, non al telefonino come era avvezza fare. È agitata, non fa preamboli, entra subito in argomento. “Tu mi hai sempre ben consigliato, ho più che mai bisogno del tuo aiuto, sono in una situazione orribile. (…) Sono ai ferri corti con mia madre (Marella Caracciolo, ndr) che è del tutto succube di Gabetti e Grande Stevens (i suoi avvocati, ndr) e non riesco a venire a capo di nulla. (…) A Torino mi trattano come se io fossi un’idiota e, peggio, un’estranea, come se non avessi diritto di sapere, in qualità di erede, se non di figlia”. Accetta l’incarico e riesce a far ottenere 1,2 miliardi alla Agnelli, solo che lei dopo lo ha accusato di aver fatto il doppio gioco. La difesa poi passa a Poncet.