TORINO – ''Il peso di questa colpa e' come un macigno'': lo scrive, in una lettera, Maria Teresa Crivellari, la donna accusata di avere sequestrato, ucciso e sepolto nel giardino di casa Marina Patriti, moglie del suo amante, Giacomo Bellorio.
La lettera e' stata resa nota stamani a Torino in apertura del processo nel quale la donna e' imputata, insieme ad altre tre persone, dell'omicidio di Patriti, scomparsa nel febbraio 2010 a Sant'Ambrogio di Torino e trovata nove mesi dopo, sepolta nel giardino di Crivellari.
''Niente e nessuno – scrive l'imputata – puo' giustificare un epilogo cosi' tragico. Il peso di questa colpa e' come un macigno che ogni giorno pesa un po' di piu', ma il mio pentimento non potra' certo lenire l'angoscia e il dolore che provano i figli della persona a cui ho tolto la vita''.
Crivellari continua a incolpare moralmente dell'accaduto l'amante, Giacomo Bellorio, che ha continuato a frequentarla anche dopo la morte della moglie. ''La mia debolezza – scrive – e' stata quella di credere alle parole che la descrivevano come egoista, avida e incapace di amare, ma chiedere perdono non puo' bastare e non puo' essere un modo per 'intenerire' la giustizia. Non smettero' mai – continua – di pagare per quello che ho fatto e farei qualsiasi cosa per potere tornare indietro''.
Crivellari ribadisce di essere l'unica responsabile del delitto e scagiona il figlio, Alessandro Marella, insieme a lei imputato di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. ''Ci sono altri innocenti – scrive – che stanno pagando la mia colpa: sono i miei figli e i miei nipoti. Mio figlio e' in galera unicamente per non avere avuto il coraggio di denunciare la propria madre dopo avere visto e capito il delitto che avevo commesso''.
Crivellari, Marella e altri due imputati, Andrea Chiappetta (oggi unico assente in aula) e Calogero Pasqualino hanno optato per il rito abbreviato. La prossima udienza, davanti al gup Massimo Scarabello, e' fissata per il 12 dicembre.