Mestre, don Enrico Tortora-Robin Hood: “Meglio rubare ai ricchi che suicidarsi”
VENEZIA – “Basta suicidi, prendiamo i soldi ai ricchi per darli ai poveri”: l’eco della catena di morti di Civitanova Marche è arrivato in Veneto. A Mestre don Enrico Tortora ha chiesto ai suoi parrocchiani di non lasciarsi travolgere dalle difficoltà economiche. Se proprio non possono farne a meno, meglio rubare che uccidersi. E l’appello è stato sottoscritto da monsignor Valter Perini, vicario episcopale per l’evangelizzazione.
A pesare sulla coscienza del sacerdote, scrive Repubblica, non sono solo le morti di Romeo Dionisi, Annamaria Sopranzi e Giuseppe Sopranzi, ma anche quella di un artigiano di 46 anni di Spinea, hinterland veneziano. Non è finito sui giornali, ma pure lui, come Romeo e Annamaria, si è impiccato dopo che gli avevano pignorato la casa. Solo in Veneto è la sessantacinquesima vittima della crisi.
Il suicida di Spinea, che lascia una moglie e una bambina, è stata l’ultima goccia, sottolinea Repubblica. Poi don Enrico ha affidato il suo “basta” ad un foglietto che ha fatto girare tra i suoi fedeli: “Non capiti mai che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi: insieme, io per primo, lo aiuterò a prendere i soldi che gli servono da chi si è arricchito sulla pelle dei poveri, perché sopravviva”.
Don Enrico ha spiegato quello che ha provato di fronte al biglietto lasciato dalla coppia di Civitanova:
“Quando ho letto quel biglietto, nel quale marito e moglie scrivevano ‘scusateci ma abbiamo una dignità’, mi sono sentito annichilito, meno di niente. Questo è un macigno che dobbiamo portarci tutti sulla coscienza, perché quanto successo, anche se in tono minore, ci sta attorno, quasi sempre vediamo simili situazioni ma non vogliamo guardarle e saperne portare il peso. Non dovete essere voi che dovete chiedere scusa a noi. Siamo noi che dobbiamo chiedere perdono a voi se siete arrivati a questo punto di disperazione da togliervi il dono più grande che è la vita”.
L’appello è stato approvato da monsignor Valter Perini, che ha aggiunto: “Questo è il grido di dolore di un pastore che, come ha detto papa Francesco, ha l’odore delle pecore. Quando una persona è ridotta agli stenti può appropriarsi di un bene altrui e procurarsi il cibo necessario per vivere. Ciò che ruba non è furto è l’applicazione del diritto naturale primario. Dio ha destinato i beni della terra universalmente a tutti gli uomini. La strada migliore è quella di trovare chi ti aiuti con forme di legalità, ma la dottrina della Chiesa parla chiaro”.