Mestre, don Enrico Tortora-Robin Hood: “Meglio rubare ai ricchi che suicidarsi”

Pubblicato il 8 Aprile 2013 - 11:13| Aggiornato il 22 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA – “Basta suicidi, prendiamo i soldi ai ricchi per darli ai poveri”: l’eco della catena di morti di Civitanova Marche è arrivato in Veneto. A Mestre don Enrico Tortora ha chiesto ai suoi parrocchiani di non lasciarsi travolgere dalle difficoltà economiche. Se proprio non possono farne a meno, meglio rubare che uccidersi. E l’appello è stato sottoscritto da monsignor Valter Perini, vicario episcopale per l’evangelizzazione.

A pesare sulla coscienza del sacerdote, scrive Repubblica, non sono solo le morti di Romeo Dionisi, Annamaria Sopranzi Giuseppe Sopranzi, ma anche quella di un artigiano di 46 anni di Spinea, hinterland veneziano. Non è finito sui giornali, ma pure lui, come Romeo e Annamaria, si è impiccato dopo che gli avevano pignorato la casa. Solo in Veneto è la sessantacinquesima vittima della crisi.

Il suicida di Spinea, che lascia una moglie e una bambina, è stata l’ultima goccia, sottolinea Repubblica. Poi don Enrico ha affidato il suo “basta” ad un foglietto che ha fatto girare tra i suoi fedeli: “Non capiti mai che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi: insieme, io per primo, lo aiuterò a prendere i soldi che gli servono da chi si è arricchito sulla pelle dei poveri, perché sopravviva”.

Don Enrico ha spiegato quello che ha provato di fronte al biglietto lasciato dalla coppia di Civitanova:

“Quando ho letto quel biglietto, nel quale marito e moglie scrivevano ‘scusateci ma abbiamo una dignità’, mi sono sentito annichilito, meno di niente. Questo è un macigno che dobbiamo portarci tutti sulla coscienza, perché quanto successo, anche se in tono minore, ci sta attorno, quasi sempre vediamo simili situazioni ma non vogliamo guardarle e saperne portare il peso. Non dovete essere voi che dovete chiedere scusa a noi. Siamo noi che dobbiamo chiedere perdono a voi se siete arrivati a questo punto di disperazione da togliervi il dono più grande che è la vita”.

L’appello è stato approvato da monsignor Valter Perini, che ha aggiunto: “Questo è il grido di dolore di un pastore che, come ha detto papa Francesco, ha l’odore delle pecore. Quando una persona è ridotta agli stenti può appropriarsi di un bene altrui e procurarsi il cibo necessario per vivere. Ciò che ruba non è furto è l’applicazione del diritto naturale primario. Dio ha destinato i beni della terra universalmente a tutti gli uomini. La strada migliore è quella di trovare chi ti aiuti con forme di legalità, ma la dottrina della Chiesa parla chiaro”.