Milano, modella inglese rapita e venduta all’asta online per 300 mila euro

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Agosto 2017 - 11:21 OLTRE 6 MESI FA
Milano, modella inglese rapita e venduta online per 300 mila euro

Milano, modella inglese rapita e venduta online per 300 mila euro

MILANO – Ha rapito una modella inglese attirandola in un finto set cinematografico vicino alla Stazione Centrale di Milano e poi l’ha messa in vendita all’asta online a partire da 300mila euro in Bitcoin. La giovane, 20 anni, è stata drogata e sequestrata da un uomo anglopolacco, che l’ha messa in vendita sul dark web forse per fini sessuali. L’incubo per la modella è iniziato l’11 luglio scorso e poi il 17 è stata rilasciata, ma subito ha denunciato l’accaduto e uno dei suoi sequestratori è stato identificato e arrestato.

La modella sarebbe stata liberata perché ha un figlio, cosa che andrebbe contro le ‘regole’ dell’organizzazione, come ha confessato l’uomo arrestato per il rapimento. Non si è ancora capito se si sia trattato di un sequestro con contestuale truffa sul web a danno degli ipotetici acquirenti o se invece l’ obbiettivo fosse davvero un rapimento di neoschiavisti online del sesso.

Solo nel tardo pomeriggio di venerdì la vicenda, complessa e misteriosa, è emersa in pubblico. L’occasione è stata data dall’«incidente probatorio» in Tribunale, davanti al gip Anna Magelli.

Dall’udienza è emerso, riferisce Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera,

“il lavoro della Squadra Mobile di Lorenzo Bucossi e della funzionaria dello Sco Serena Ferrari, impressionante per efficacia e rapidità in tandem con i pm Ilda Boccassini e Paolo Storari. Prima hanno ricostruito e «seguito» ogni minima ultima traccia della giovane atterrata a Milano da Parigi (telecamere dall’aereoporto in poi, agganci del suo cellulare alla rete, ricerca di testimoni occasionali, individuazione del tassista che l’aveva portata fino a una certa strada). Poi, quando il carceriere apparentemente (pur sotto ipoteca di minaccia) libera la ragazza e la riaccompagna sin quasi dentro il Consolato senza immaginare che lì ci siano già i poliziotti a bloccarlo”.

Nel bagagliaio dell’auto del polacco, la Scientifica diretta da Roberto Giuffrida

“riesce in tempo record a ricondurre alla ragazza-ostaggio un capello lungo, e un altro capello al ceppo familiare del carceriere. Nel sangue della ragazza i tossicologi riscontrano la presenza della ketamina, cioé della droga (molto pesante, ad esempio usata per i cavalli) iniettatale nel braccio con la siringa per stordirla al momento del rapimento”.

Nel computer e nei telefoni del fermato, i poliziotti trovano non solo le sue richieste di riscatto, ma anche un collegamento con il “materiale online esaminato da Europol per redigere nel 2016 il rapporto sul fenomeno «Black Death», dietro il quale il polacco nell’unico interrogatorio sinora reso addita confusamente il ruolo di imprecisati hacker «romeni»”.

Nella casa presa in affitto dal polacco con un paio di migliaia di euro per imbastirvi il finto set in via Bianconi 7, vengono trovati “arredi identici a quelli ai quali appariva ammanettata la ragazza nelle foto annuncianti l’asta su Internet”, tracce del Dna sia della ragazza sia dell’uomo”.