Monte di Procida (Napoli), uccide la nipotina di due mesi a coltellate

Pubblicato il 15 Novembre 2010 - 11:10 OLTRE 6 MESI FA

Un uomo ha ucciso con una coltellata la nipotina di due mesi. Il  delitto è accaduto a Monte di Procida, in provincia di Napoli. L’omicida, secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, sarebbe un tossicodipendente affetto da turbe psichiche. La piccina sarebbe stata colpita con un fendente alla gola in circostanze non ancora chiare ed è morta sul colpo.

L’assassino è il fratello della madre della piccola. La donna, che risiede a Massa di Somma (Napoli), era andata in compagnia del marito a casa della madre che vive a Monte di Procida. Qui ha lasciato in custodia la bimba alla nonna per uscire col marito.

L’assassino, Antonio Raffaele Spinelli, 29 anni, era in cura da tempo all’Unita’ Operativa di Salute Mentale di Pozzuoli. Soffriva di psicosi bipolare, vale a dire alternava stati di maniacalità a fasi depressive. Ma, dicono i medici, ”non si è trattato di una situazione di allarme non ascoltata”. ”Come dire: niente faceva presagire un gesto del genere”, spiega il responsabile dell’Unità Operativa, Gennaro Perrino. C’e’ un aspetto, sottolinea il medico, da non sottovalutare in questa storia: l’uso di sostanze stupefacenti, cocaina, che da anni accompagnava la vita del ventinovenne. L’omicida, che ha avuto un primo contatto con l’Unità Operativa di Salute Mentale già a 16 anni, era stato anche in una comunità terapeutica con doppia diagnosi, cioè per quelle persone che hanno disturbi psichici ma anche problemi di tossicodipendenza.

”Aveva seguito l’intero percorso e ne era uscito bene – spiega Perrino – ma poi, secondo quanto ci risulta, ha ripreso a fare uso di droga”. Lo scorso 27 ottobre i vigili urbani di Monte di Procida ed i medici dell’Unità Operativa erano intervenuti per una segnalazione relativa proprio ad Antonio Spinelli. ”Aveva dato uno schiaffo al cognato – spiega ancora Perrino – Quel giorno fu sottoposto ad un intervento di cure domiciliari. Poi, il giorno dopo, si presentò regolarmente al controllo. Rifiutò di assumere i neurolettici, decidendo di fare uso solo degli stabilizzanti dell’umore. Gli fu riscontrata un’ansia reattiva, ma non c’era una situazione di grosso allarme”.

Questo, sottolinea ancora l’esperto, spiega anche perché l’uomo non fu sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio: ”Non c’erano gli estremi. Del resto che la situazione non fosse allarmante, lo dimostra anche il comportamento dei suoi stessi familiari che non ci hanno mai segnalato situazioni particolarmente pericolose”.

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