LECCE – Il diciassettenne che ha confessato l’omicidio della fidanzata sedicenne Noemi Durini potrebbe aver agito insieme a un complice. Si legge tra le righe dell’ordinanza con cui la gip dei minori di Lecce Ada Colluto ha imposto la custodia in carcere minorile, convalidando il fermo per omicidio premeditato e aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi ma non per il reato di occultamento di cadavere. Significa quindi che non ci sono elementi univoci sulla responsabilità del ragazzo nella creazione di quel tumulo fatto di pietre e che qualcun altro potrebbe essere intervenuto nella campagna vicino Santa Maria di Leuca per far sparire Noemi.
I sospetti sul fatto che possa essere stato il padre del ragazzo sono altissimi. Al momento infatti lui è l’unico indagato dell’inchiesta della Procura ordinaria, che gli contesta proprio il reato di occultamento di cadavere. Il suo ruolo non è chiaro ma l’attenzione su di lui alta, anche in virtù dell’odio viscerale verso Noemi, tirato fuori a più riprese davanti alle telecamere. E anche dell’accusa precisa lanciata dal papà di Noemi: “E’ stato lui, il figlio lo sta coprendo”.
Come scrive Chiara Spagnolo per Repubblica:
Tutti questi elementi sono al vaglio degli inquirenti, che non hanno messo la parola fine alle indagini, anche perché la ricostruzione fornita dal reo confesso non è limpida in ogni sua parte, ma ricca di contraddizioni, a partire dall’arma del delitto, che prima ha detto essere stata una pietra e poi un coltello. I dubbi saranno sciolti dall’autopsia, che sarà effettuata martedì 19 settembre dal medico legale Roberto Vaglio, e indicherà con maggiore precisione cosa ha provocato il decesso di Noemi.