Mozzate, sospetto di un terzo omicidio su Dritan Demiraj

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Aprile 2014 - 19:48 OLTRE 6 MESI FA

Omicidio Mozzate, sospetto di un terzo omicidio su Dritan Demiraj(Ansa) – RIMINI – Potrebbe aver colpito una terza volta, ma forse in ordine di tempo la prima, la mano omicida del fornaio albanese Dritan Demiraj, 29 anni. Due i punti fermi per l’accusa: ha accoltellato a morte l’ex compagna Lidia Nusdorfi alla stazione di Mozzate (Como), l’1 marzo, e il giorno prima aveva strangolato e seppellito in una cava dismessa nel Riminese Silvio Mannina, nuovo compagno di Lidia, facendo poi trovare il suo corpo appena due giorni fa agli investigatori in un acquitrino.

Ora gli inquirenti cercano un cugino di Dritan, che non si trova: per questo la Procura di Rimini ha deciso di preparare una rogatoria internazionale con l’Albania, per scoprire se è ancora vivo. Demiraj, interrogato dagli investigatori, aveva detto di aver già tentato di uccidere il cugino la scorsa estate in Albania, dopo che Lidia Nusdorfi, la donna con cui viveva a Rimini e con la quale aveva un figlio, aveva avuto una relazione con il parente durante le vacanze albanesi. Uno scandalo per la famiglia, che aveva ‘invitato’ Lidia a tornare subito in Italia. Dritan era stato arrestato per quell’episodio, poi rilasciato e, anche se gli era stato ritirato il passaporto, dalla Grecia era rientrato a Rimini.

Si era detto disposto a perdonare Lidia, ma per lei la storia era arrivata al capolinea, era spaventata, fino al punto di prendere le sue cose e andarsene, lasciando a casa anche i due figli (uno ha un altro padre). Così a fine dicembre Dritan – che era arrivato a chiamare al telefono la sua ex e ad assillarla fino a trenta volte al giorno – era tornato una seconda volta in Albania, come ha confermato agli inquirenti, senza fornire però dettagli sui motivi del viaggio. Silvio Mannina, che viveva in una struttura per senzatetto a Bologna, aveva scritto su Facebook, alla voce ‘relazione’, di essere fidanzato con Lidia, sebbene la loro storia in realtà fosse finita da poco. Così, inconsapevolmente, si era firmato la condanna a morte.

Proprio sulla chat del social network era scattato il contatto fatale fra Mannina e la nuova fiamma dell’albanese, Monica Sanchi, che secondo le indagini lo aveva adescato, su input di Dritan, dicendosi disponibile a vedersi a Rimini per un incontro ‘hot’. Lui era caduto nel tranello. Ora la donna è indagata a piede libero per omicidio premeditato e occultamento di cadavere in concorso (all’inizio era favoreggiamento). Lei sostiene di non essere stata presente al delitto, nell’ex cava di San Martino dei Mulini, l’albanese dice il contrario: c’era e lo aveva aiutato a nascondere il corpo. Dopo, il piano prevedeva l’eliminazione di Lidia, raggiunta in Lombardia dove nel frattempo si era stabilita. La donna, via sms, si era convinta (con qualche dubbio) di incontrare Silvio e aveva indicato per l’appuntamento la stazione di Mozzate. Qui, nel sottopasso, trovò invece Dritan, armato di coltello. Fu una telecamera di sorveglianza ad incastrarlo: l’obiettivo era quello di far ricadere la colpa proprio su Mannina, di cui in quel modo si sarebbero perse per sempre le tracce. .